Sempre un piacere tornare al Moth Club. Delizioso locale londinese in cui, tempo fa ormai, vidi per la prima volta i Night Flowers. Doveva ancora uscire il loro primo album a quel tempo e l’immagine che ne avevamo avuto era di un gruppo già  sulla buona strada per meritarsi un posto al sole. Ora, dopo l’esordio e un sacco di concerti alle spalle, possiamo affermare che la maturità  dei Night Flowers non solo è avvenuta, ma è anche visibile e conclamata.

Locale non sold out ma sicuramente ben gremito di gente. Alle 19.45 (!!) salgono sul palco le Ghum, che piazzano mezz’oretta di un guitar-pop piuttosto cupo e oscuro, dai ritmi bassi e fortemente influenzato dalla new wave. Niente per cui strapparsi i capelli, anche perchè al di là  di qualche buona atmosfera le melodie latitano paurosamente, ma, al di là  di questo, consigliamo alla chitarrista di adeguarsi al look delle sue colleghe di palco, profondamente dark, mentre lei sfoggia un paio di pantaloni improponibili.

20.30 (!!) e i Night Flowers sono già  sul palco. Il nuovo bassista, che ha preso il posto di Sam Lenthall fa bella mostra di sè e pare assolutamente integrato nella band e, come mi confesserà  Sophia a fine concerto, non c’è stato alcun problema, essendo lui stesso un vecchio amico dei ragazzi. La partenza è composta da un trittico di brani non presenti sull’album, ovvero “Sleep”, “Sitting Pretty” e “Glow In The Dark”, gioielli melodici a dir poco, che mettono in mostra la capacità  della band di muoversi con disinvoltura tra dream-pop, shoegaze e power-pop dall’alto tasso melodico. Sophia è magnifica. Difficile trovare altre parole. Ha ormai raggiunto lo status di principessa pop: vestito nero adorabile, voce ricca di sfumature e intensità  e una personalità  assoluta nello stare sul palco che fonde sicurezza e delicatezza. Un equilibio magnifico che si esalta nei suoi sorrisi e in quello sguardo che conquista. Greg ha bisogno di spazio per i suoi salti e per il suo costante movimento. Chris, al solito, lavora magnificamente, per creare trame chitarristiche sempre pregevoli.

Sono 5 i brani estratti da “Wild Notion” e a spiccare sono la magia avvolgente di “Head On” (la band ha appena realizzato anche un video per il brano) e lo splendore pop di “Fireworks”, che chiuderà  il live. Non si dimenticano del lontano passato i Night Flowers, eseguendo anche la “vecchia” “Embers”. Il disco nuovo è uscito da poco, ma la band è sempre al lavoro sui pezzi nuovi (già  8 provini realizzati, mi dirà  Greg), a tal punto che saranno due le canzoni inedite proposte nella serata. Da un primo ascolto possiamo dire che ci hanno ricordato qualcosa dei Fleetwood Mac più spigliati. Brani pimpanti, incisivi e, al solito, molto melodici. Sono sempre più lontani i tempi in cui i Night Flowers parevano la risposta inglese ai Pains Of Being Pure At Heart.

Il tempo vola. Rimarremmo ore ad ascoltare questi ragazzi, ma la setlist non è certo lunghissima. Ammetto che un altro paio di brani, magari dal debut album, li avrei sentiti volentieri. Ma non mi lamento. Io e il mi compagno di viaggio Claudio troviamo il tempo per i doverosi saluti ai ragazzi: li aspettiamo in Italia, ci hanno detto che l’anno prossimo arriveranno. Non vediamo l’ora!

Credit Photo: Frederick Fuller