Parlare di una colonna sonora con uno sguardo indipendente e distaccato dal suo contenitore (il film) e in questo caso anche dal suo “prequel” musicale (se così possiamo chiamare l’opera dei Goblin che ha accompagnato ‘Suspiria’ di Dario Argento nel 1977) è difficile, ma Thom Yorke ci offre una solida base per parlare a tutto tondo di una delle colonne sonore più interessanti di questo 2018: quella realizzata per il remake di ‘Suspiria’, che uscirà  nelle sale nei prossimi mesi.

La prima considerazione da fare è che il mondo horror-jazz, con le forti influenze funk dei Goblin, è stato completamente abbandonato, e non avendo ancora visto il film è veramente difficile dire se il lavoro del leader dei Radiohead sarà  anch’esso iconico e cucito pienamente sulla poetica di Guadagnino (utilizzata per raccontare una storia come questa).

Al centro della lunga e corposa colonna sonora, che si presenta non solo come un accompagnamento di un film ma come un vero e proprio studio della paura e dell’ancestrale pulsione/desiderio di morte e malinconia, cioè proprio l’idea del sospiro.

Thom Yorke entra nella sala da cinema come la morte rossa nella sala da ballo: tutto diventa soffocato, singhiozzato, le atmosfere costruite vanno oltre la ricerca dell’orrore e dell’effetto suspence. Se i grandi registi dell’horror hanno costruito nei loro film delle inquadrature oblique, volte ad aumentare la pressione esistenziale e drammatica di un racconto, Yorke fa tutto l’opposto, costruendo la colonna sonora su dei binari eclettici, mai banali, che tuttavia rimangono dritti e centrati sull’uomo e sulle sue pulsioni.

“A Choir of One” è un perfetto esempio per entrare in questo discorso: la lunga traccia di oltre 13 minuti è in realtà  uno studio minuzioso e anatomico della ricerca vocale: a darci il gelido senso di terrore è dunque una voce pura persa tra armonie perfette e atmosfere eteriche, ed è quella voce ci lascia stesi, in estasi.

Il piano di Yorke è quello della ricerca, nella colonna sonora si srotola una reale caccia psicologica, come si può sentire in “Belongings Thrown in a River” o in ballads come “Unmade”. A livello compositivo il filo conduttore del theme si sdoppia, cambia, parte dai Radiohead e finisce ai deliri electro punk di David Lynch o di Aphex Twin.

Questa versione alla Vlad di Valacchia di Thom Yorke funziona perfettamente, perchè c’è un forte legame tra il pensiero di Guadagnino e quello del compositore, e se dei 25 pezzi non tutti sono memorabili, in ognuno però possiamo ritrovare cucita una frase di Walter Benjamin, che indicava come “La  passione rasenta il caos“.
Proprio l’elemento caotico dimostra di essere il filo rosso che lega la tradizione e la discontinuità , non c’è nel lavoro la scossa elettrica dei Goblin, ma tra brani interamente suonati con il pianoforte e i passaggi elettronici e dark, si crea un’interazione che genera una colonna sonora meravigliosa che va oltre brani come “Suspirium” o “Has Ended” (il brano probabilmente più vicino al sound usato nell’horror italiano).

“Suspiria” è un gelo, un rantolo tenebroso che ci rapisce, confonde, uccide.