The Night Flight Orchestra è una rock band di Helsingborg in Svezia: formato alcuni anni fa da Björn Strid e David Andersson dei Soilwork per suonare classic-rock, di cui sono entrambi appasionati, questo possibile side-project si è trasformato in un gruppo vero e proprio con l’entrata anche di altri musicisti scandinavi. Dopo il grande successo ottenuto con il loro terzo LP, “Amber Galactic”, uscito lo scorso anno, a giugno The Night Flight Orchestra ha pubblicato un nuovo lavoro, “Sometimes The World Ain’t Enough” e tra pochissimi giorni sarà  in Italia a presentarlo con un’unica data prevista per giovedì 6 dicembre al Legend Club di Milano. Noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa occasione per contattare telefonicamente proprio Andersson per parlare del nuovo disco, delle influenze, delle altre band in cui suonano e anche del vinile. Ecco cosa ci ha raccontato:

Ciao David, benvenuto su Indieforbunnies.com. Grazie per il tempo che ci stai dedicando. Sarete in Italia tra pochissimi giorni: è la prima volta che venite a suonare nel nostro paese?
Siamo già  stati alcune volte a suonare in Italia con le nostre altre band, ma è la prima volta che veniamo con The Night Flight Orchestra.

Quali sono le vostre aspettative per il vostro concerto di Milano?
Credo che sarà  una bella serata. Abbiamo già  alcuni contatti, visto che i nostri primi due album (“Internal Affair” del 2012 e “Skyline Whispers” del 2015) sono stati realizzati da un’etichetta italiana, la Coroner Records. Quando abbiamo suonato in passato in Italia, con le nostre altre band, ci siamo sempre trovati molto bene. Credo che abbiamo già  alcuni fan in Italia.

Parlando proprio della Coroner Records, posso chiederti come avete fatto allora a entrare in contatto con questa etichetta italiana?
Loro sono buoni amici con Björn (Strid, voce). Björn ha lavorato con una band italiana, i Disarmonia Mundi, che erano sotto contratto con loro. Sono amici da tanto tempo, così, quando abbiamo iniziato The Night Flight Orchestra, loro si sono dimostrati interessati a realizzare la nostra musica. E’ stato bello.

Ti posso chiedere di fare una piccola introduzione della vostra band per quei lettori che potrebbero magari ancora non conoscerla? Ci puoi raccontare come è iniziata?
E’ stato nel 2006, quando ho fatto il mio primo tour con i Soilwork, eravamo negli Stati Uniti. Björn, il nostro cantante, e io amiamo entrambi il classic rock e così abbiamo deciso che un giorno avremmo iniziato una band classic rock. Ci è voluto qualche anno per trovare la giusta dimensione. A noi si è poi aggiunto Sharlee D’Angelo degli Arch Enemy al basso e in seguito altri amici svedesi. Da lì abbiamo realizzato il nostro primo album nel 2012 e poi siamo andati avanti perchè era molto divertente e ci piaceva fare questa musica. Da quando abbiamo firmato per la Nuclear Blast per il nostro terzo album, “Amber Galactic” (2017), abbiamo ottenuto anche un maggiore successo commerciale e stiamo continuando ad andare in tour.

Tutti voi suonate anche in altre band o progetti musicali, quindi questa sarebbe potuta essere una specie di side-project per voi.
Ci siamo evoluti e siamo diventati una vera band. E’ una cosa che abbiamo preso molto sul serio. Non la vedo come un side-project, ora la vedo di più come una band vera e propria.

Ti posso chiedere come fate a gestire il lavoro di questa band con quello dei vostri altri gruppi?
E’ difficile, ne sono consapevole, ma ci piace portare avanti questa cosa, in qualche modo l’abbiamo fatta funzionare. E’ molto bello.

Ho visto che recentemente avete aggiunto due backing vocalist alla vostra formazione, che saranno con voi anche in tour: che cosa ci puoi dire di questa novità ? Che cosa pensi che possano portare alla vostra musica e al vostro sound?
Abbiamo sempre avuto molti backing vocals nei nostri dischi e abbiamo pensato che sarebbe stato fantastico se li avessimo potuti riprodurre anche nei nostri live-show. E’ per questo che abbiamo aggiunto due backing vocalist. Credo che abbia dato una nuova dimensione al nostro sound e anche al nostro ultimo album.

Il vostro quarto album, uscito a fine giugno, si chiama “Sometimes The World Ain’t Enough”: posso chiederti da dove proviene questo titolo? C’è un significato particolare dietro a questo?
All’inizio avevo scritto una canzone con questo titolo, ma non avevamo pensato che potesse diventare anche il nome dell’album, ma poi ci è sembrato che calzasse molto bene con tutto il concetto del nostro disco. Significa cercare di andare oltre la cima e volere più di quello che il mondo puo’ offrire.

Di che cosa parlano i vostri testi? Da cosa siete stati ispirati, mentre stavate scrivendo i testi delle canzoni del vostro nuovo album?
Siamo stati ispirati dalle solite cose di sempre. Le nostre canzoni parlano soprattutto della malinconia scandinava.

Il vostro nuovo disco sembra essere stato molto influenzato dagli anni ’80, con grandi melodie, cori catchy e un’atmosfera piuttosto dancey: ti posso chiedere quali sono state le vostre principali influenze musicali?
Credo che abbiamo molte influenze. La nostra idea di base era quella di recuperare il buon materiale della fine degli anni ’70 e dell’inizio degli anni ’80 e metterli insieme, cercando di fare un buon mix tra Whitesnake, Survivor e Abba. (ridiamo)

Posso chiederti cosa portate in questa band dagli altri gruppi in cui suonate?
Credo l’attitudine hard-rock in un certo senso. E’ sempre lì, anche se non suoniamo metal, ma facciamo cose parecchio differenti. Se non avessimo suonato in band metal, non credo che questo gruppo ci sarebbe.

Ci puoi parlare dell’evoluzione di questa band dai suoi primi giorni fino a oggi?
All’inizio per noi era una nuova esperienza, adesso siamo molto più tranquilli. Non volevamo andare troppo lontani dalla parola “rock”, ma, una volta che siamo diventati più sicuri come band, abbiamo potuto fare quasi tutto quello che volevamo. Il nostro sound si è allargato e abbiamo aggiunto tutto ciò che ci veniva in mente. In futuro credo che continueremo a fare cose ancora più differenti.

Con il vostro terzo album, “Amber Galactic”, avete ricevuto una nomination ai Grammy svedesi: che cosa ha significato questo per voi?
E’ stata una sorpresa prima di tutto. E’ sempre una cosa bella, ma non ce la aspettavamo.

Potrebbe essere qualcosa di soddisfacente in un certo senso.
Sì, assolutamente.

Ho visto che realizzate la vostra musica anche in vinile: che cosa ne pensi di questo formato, che è ritornato molto in auge dopo tanti anni? Ti piacciono? Li collezioni?
Sì, mi piacciono molto e sono un collezionista da sempre. Credo che sia un modo molto diverso per ascoltarli da quello che puo’ essere lo streaming. Abbiamo realizzato anche i nostri primi album in vinile e credo che sia il formato ideale.

Un’ultima domanda: per favore puoi scegliere una delle vostre canzoni, vecchia o nuova, da usare come soundtrack di questa intervista?
Direi “Sometimes The World Ain’t Enough”.

Perfetto. Ti ringrazio molto David.
Grazie a te.