Non ha fatto molto rumore l’esordio in prima persona su lunga distanza del cantautore gallese Ali John Meredith- Lacey, meglio noto con lo pseudonimo Novo Amor, avvenuto sul finire del 2018 con l’uscita di “Birthplace”.

D’altronde si tratta di un disco tutt’altro che “rumoroso”, visto che il giovane polistrumentista di Cardiff sin dai suoi primi vagiti musicali, e poi nell’album in coppia con Ed Tullett, uscito nel 2017, predilige suoni eterei, quasi prettamente acustici e un’interpretazione tenue, calda e avvolgente. Ma se vi fosse capitato tra le mani quest’opera, o molto più realisticamente, se vi foste imbattuto in lui grazie magari a qualche playlist di Spotify, beh, allora molto probabilmente avreste avuto voglia di approfondire l’argomento.

Sì, perchè Novo Amor appartiene di diritto a quella schiera di nuovi cantautori, il cui linguaggio, certamente caro e legato a determinati stilemi tradizionali, si è poi via via contaminato fino a diventare contemporaneo, moderno e, soprattutto, personale. Certo, chiudi gli occhi, ascolti quel falsetto, ed è facile e quasi naturale accostarlo a gente come Bon Iver, ti fai stringere da atmosfere sognanti e oniriche e la mente vola ai primi Fleet Foxes, ma a parte questo, è evidente che in “Birthplace” si trovino soprattutto degli elementi genuini ed estremamente affascinanti, senza il bisogno impellente di ricercare modelli.

Un brano come “Utican”, che si apre maestoso nel ritornello, sorretto da un sublime arrangiamento di fiati, vale quasi da solo il prezzo del disco, non fosse che poi in scaletta ci si imbatte nella magnifica “Seneca”, che la sopravanza addirittura per intensità  interpretativa ed emozionale, alludendo coi suoi versi al senso di perdita e smarrimento: in questa canzone sono invece gli archi intrisi di dolcezza e mestizia, a impreziosire il racconto.

Anche la traccia eponima, che segue in scaletta la delicata “Emigrate”, già  paradigmatica della natura ondivaga dell’intero lavoro, spicca per intensità  ed epicità .   L’arrangiamento orchestrale contorna il tutto, alternandosi a momenti di silenzio, intervallati da inserti pianistici,   in cui è possibile immaginare scenari lontani, come fossimo in un disco dei Sigur Ros.  Lo stesso video di “Birthplace”, ambientato in un fondale oceanico, lascia senza fiato.

Non ci sono cedimenti in questo disco, anche se occorre ammettere che le cartucce migliori sono sparate tutte nella prima parte del disco, quasi a inchiodare l’ascoltatore: infatti fino almeno ai toni elegiaci dell’enfatica “Anniversary”, con coda barrettiana, tutto scorre perfetto. Ma rimangono notevoli anche episodi come “Sleepless”, in grado di accarezzare dolcemente, cullando l’ascoltatore con il suo crescendo fiabesco finale alla Radiohead (versante “No Surprises”) e la conclusiva “Oh, Round Lake”, decisamente la traccia più intima dell’album.

Novo Amor ha tutte le credenziali in regola per poter ambire a lasciare una traccia importante nel panorama musicale odierno e, soprattutto, lascia intravedere ulteriori margini di crescita in quello che è un percorso già  molto interessante e ricco di fascino e suggestioni.

Photo Credit: Azerred, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons