Bentornati Busted. E’ proprio il caso di dirlo dopo quella mezza porcheria di “Night Driver”, il disco che aveva segnato la loro reunion nel 2016, incapace di brillare, sia per un songwriting poco ispirato, sia per arrangiamenti che allontanavano la band dal suo sound classico per abbracciare tendenze moderne: esperimento fallito.

“Hal Way There” invece è pieno di “tutto quello che si vorrebbe sempre sentire” dai Busted. E allora vai di pop punk, vai di chitarre, vai di ballate e di quel rock di facile presa che abbiamo sempre apprezzato nella band di Simpson, Bourne e Willis. Francamente non potevamo accettare che Simpson avesse mollato i Fightstar per buttarsi su porcherie dal sapore dance. Se ritorno ai Busted doveva essere, beh, almeno che fosse con il sound con cui li abbiamo conosciuti e apprezzati. Così ora è, grazie a Dio! Anzi, forse mai come stavolta (complice anche il buon Gil Norton alla produzione, che in questi suoni ci va a nozze) i Busted ci sono sembrati così “muscolosi” e solidi. Pare, a conti fatti, un ritorno al passato ma con l’attitudine un po’ più matura e la cosa non può che farci piacere. Apprezziamo di più il disco proprio nei momenti più carichi, perchè la ballata acustica “All My Friends” è scontata e deboluccia. Charlie, dal punto di vista vocale, resta il valore aggiunto, capace sempre di conferire brio e varietà  a differenza dei suoi compagni di viaggio che si caratterizzano per voci che, nel genere, risultano banali e fin troppo ovvie.

Per chi li amava ai tempi d’oro, beh, questo è comunque il disco del ritorno vero e proprio (sancito anche graficamente, con il ritorno al vecchio logo): accostatevi a “Half Way There” senza paura e lasciatevi avvolgere da questo manto di nostalgia che i ragazzi, anche nei testi, hanno volutamente richiamato, proprio per mettere maggiormente a loro agio i vecchi fan di una volta.

Ps: Matt, piantala con sta smorfia a labbro alzato, non sei e non sarai mai Sid Vicious, rassegnati!