Settimo album per il duo di San Diego che con “Love Is Here” ci propone l’ormai ben collaudato prodotto ad alto tasso energetico. Brandon Welchez e Charles Rowell conoscono molto bene i sentieri che attraversano le varie declinazioni del loro Alt-rock e le dieci tracce di questo album ne sono la conferma. Registrato in Messico con la collaborazione di Martin Thulin (Exploded View) alla batteria, l’album era stato preceduto dal singolo “Wait Until Tomorrow” che potrebbe essere un omaggio ai Velvet Underground ed alla loro “Sister Ray” con quel riff che nel 1968 fu probabilmente uno dei primi pezzi Heavy Metal della storia (chissà  cosa ne pensa il baronetto Paul, autore di un altro brano storico e pioniere, “Helter Skelter”).

Nei dieci brani dell’album ce ne è uno che indubbiamente balza subito all’orecchio per la sua indubbia singolarità . Mi riferisco a “My Far Out Friend” brano psichedelico che nonostante sia una novità  dal punto di vista stilistico della band, è tra i pezzi più indovinati ed intriganti con la voce di Brandon a scoprire nuovi effetti vellutati. Wah distorti e note del basso che si alzano di tonalità  nella parte strumentale sono in questo pezzo una bella combinazione che ancora ci riporta alla fine degli anni 60. Mentre “Love is here (The End is Near)” è da annoverare sotto la voce “classic punk song” dal ritmo vertiginoso, “Voyer Under Glass” ha nei versi la caratteristica chitarra “in levare” che ricorda i migliori Smash Mouth. “I Was a Fly” ed il resto dei brani riflettono i Crocodiles che conosciamo con i loro bei riffoni garage che non stancano mai.

Ah, dimenticavo, la finale “Prisoners” sembra finita nell’album per errore. Potevano evitarcela? Forse si ma li perdoniamo, sul 4-0 si può anche sbagliare un rigore!