di Ernesto Razzano

“La copertina di Aqualung” è forse il mio primo ricordo che ha a che fare con la musica. Da piccolo, cercavo quel disco nella mansarda di mio zio Gino. Sulle mensole ce n’erano tanti, ma quello mi attraeva. Non sapevo fosse “nato” solo qualche mese prima di me. Forse non sapevo neanche cosa fosse un disco in quel momento, per quanto ero piccolo. Col tempo, questa breve storia, è stata sempre pronta a saltar fuori dalle dita. Ci ho provato ora, proprio nei giorni in cui la band inglese si appresta a venire in Italia per una serie di concerti. Forse questa notizia è stata la spinta a mettere in fila le parole della piccola vicenda autobiografica.

La copertina dei Jethro Tull

Non so chi sei. Mi fai paura. Ma torno sempre a cercarti. Ti guardo un attimo e poi scappo. Qualche volta resisto un secondo in più. Non so se sei davvero così cattivo, ma io ho paura e scappo. C’è una scala tra me e te, sempre. L’ultima rampa è di legno. Anche se sono piccolo e leggero, sotto i miei piedi scricchiola. Quei rumori mi preparano alla paura di rivederti ancora. A volte salgo come un gatto poggiando mani e piedi sugli scalini, per non fare rumore, così nesuno si accorge che sto salendo da te. Nemmeno tu. Non ci provo nemmeno ad accendere la luce, anche se lassù in soffitta servirebbe. Quella casa-soffitta di giorno lascia intravedere qualcosa, di sera no, è buia. E io non posso scegliere se salire di giorno o di sera. Salgo quando posso. Salgo quando i grandi si distraggono. Entro spostando la porta socchiusa e mi avvicino. Conosco a memoria ogni angolo, parlo di quelli bassi. Io sono piccolo. Hai sempre lo stesso cappotto marrone che scende giù fino ai piedi, un pantalone vecchio infilato in basso in una specie di stivaletti. Mi guardi con la solita faccia cattiva, con le braccia che si muovono una verso l’altra quasi a farti scudo. O a cercare di prendermi. Sei sempre lì. I capelli sono lunghi, cascano sulle spalle, si allargano un po’ sulla fronte e ricoprono quasi tutta la faccia, fino a congiungersi con la barba, lunga anche quella. La bocca un po’ aperta, sempre pronta a fare domande che non arrivano mai. Gli occhi spalancati a mantenere una distanza inviolabile. Per tanto tempo non ho mai avuto la forza di avvicinarmi davvero. Da grande lo farò. Ti verrò vicino senza paura, anche al buio. Ma ora sono piccolo, e scappo. Mi tiro dietro la porta, trascinandomi negli occhi tutta l’immagine appena fissata, ancora una volta. Scendo piano, per non farmi sentire nè da te nè dai grandi. Alla fine delle scale sento parlare.

Dov’è andato ?

Sopra, dalla copertina dei Jethro Tull“.

Ernesto Razzano
Nato a Benevento, ha vissuto per molti anni a Firenze, dove si è laureato in Scienze Politiche/Storia. Dopo qualche anno a Bologna ritorna a vivere a Benevento. Lavora in ambito musicale/imprenditoriale. Giornalista pubblicista scrive soprattutto di musica e libri per le pagine culturali di alcuni periodici. E’ stato ideatore e curatore di programmi radio. Ha scritto e pubblicato alcuni racconti.

ndr: Abbiamo scelto il 19 marzo come data di pubblicazione del racconto di Ernesto Razzano perchè, proprio il 19 marzo 1971, “Aqualung”, il quarto album dei Jethro Tull, veniva pubblicato. Ci sembrava, oltre al tour italiano, la ricorrenza ideale.