di Luga Rigato

Come ascoltare una jam-sessions tra Cowboys & Aliens!

Mi sono incappato nei Residents alla fine degli anni’70, tra un vinile punk e l’altro, loro vestiti con un frac completo di cappello a cilindro e al posto della testa, un bulbo oculare come maschera. A stuzzicare fantasie e curiosità  ci voleva poco. Vinile apribile, bianco. Non lo digerii subito, ma non avevo mai ascoltato niente di simile prima. “Eskimo” è stato il mio battesimo del fuoco con “i residenti”. Uno dei miei gruppi preferiti ancora adesso.

“Meet the Residents”non è il “primo” disco dei Residents, ma bensì il terzo. I primi due non erano mai stati pubblicati fino ai giorni nostri e ascoltabili solo in rarissimi bootlegs o negli ultimi due anni come special editions nei Record Store Day in vinile. Ma questo è il loro biglietto da visita, un disco rivoluzionario che stravolge il concetto di musica, annientando tutte le nostre convinzioni sul rock.

I Residents sono uno dei gruppi più influenti della storia del rock. Da San Francisco, poco o nulla si sa sul loro conto. Anche i lorovolti sono sempre camuffati ad ogni esibizione.

Sulla copertina del disco ci sono 4 figure, denominate Paul McCrawfish, John Crawfish, George Crawfish, Ringo Starfish e richiama la copertina dei 4 Fab Four del loro primo album “Meet the Beatles”. L’addio agli anni Sessanta. La musica, poi. Drammatica,angosciosa, demenziale, dove distruggono brani o generi e li ricostruiscono in novità  inaudite. I primi sei brani di “Meet the Residents” sono una vera epropria suite. Una sintesi del loro manifesto: sottosuolo, oscurità , pazzia. Totale disinteresse per la commercialità  e totalmente tagliati fuori dal business della scena tradizionale. Afferrano parti di musica differenti, cantilene e canzonette da spot (proprio loro che faranno degli spot da un minuto stile ““USA un album storico come “The Commercial Album”), come se dovessero assemblare qualcosa con pezzi presi da un immondezzaio.

‘Hand Made’ album, fatto e registrato in casa (?), parte con il botto di “Boots” che ripete il finale del ritornello di These Boots Are Made for Walkin’ con frastuoni e cacofonie varie. Insegue “Numb Erone” (titolo fantastico!!), con un piano malandato, che confluisce direttamente in “Guylum Bardot”. Arriverà  dopo un paio di altre registrazioni sbrindellate “Smelly Tongues” (geniale!) che prelude a certo funk malatissimo di estrazione newyorkese . Ma è tutto il disco a seguire che sembra provenire da cunicoli sotterranei come se officine sonore smontassero le persuasioni di molta armonia degli anni “’60’s e 70’s e le rimontassero a caso o per assonanza. La side B è composta da soli tre pezzi pressochè del tutto strumentali, ma si spezza quasi alla fine in modo brusco come se il disco si fosse inceppato, con una filastrocca a loop come cantilenata che termina il brano e l’album drammatizzando: “Go Home America”. Lasciando interdetto l’ascoltatore.

Nonostante quanto possa far pensare copertina e il titolo del disco, le canzoni non hanno nulla a che fare con i Beatles. Uscito in sole 1000 copie e in rigorosa versione mono, “Meet The Residents” verrà  più volte ristampato rimanendo un real cult album. Ristampato lo scorso anno nella serie “preServed”,in doppio sfavillante edizione deluxe che contiene oltre alle versioni mono e stereo, numerosi inediti dagli archivi del mondo di sotto, incluso il singolo “Santa Dog” altro capostipite della discografia de “i Residenti”.

Ancora oggi si dibatte su dove sia possibile rintracciare un corrispondente dei Residents nel rock e in genere nella cultura e nella musica contemporanea. Ma la risposta è abbastanza ovvia e semplice: i Residents sono incomparabili!

A 45 anni dalla pubblicazione, “Meet The Residents” è ancora una esperienza sonora/sonica in grado di impressionare per potenza, forza,creatività  geniale e capace di suscitare emozioni contrastanti e dividere le opinioni, oggi come 45 anni fa.

Nota: alla fine del 2018 è morto Hardy Fox, unico membro dei Residents di cui si ha traccia “certa” della propria identità  (tutto il resto è da verificare”…).

Nota2: nel corso del 2019 la band pubblicherà  (sembra) il tanto atteso disco blues di cui sifavoleggia da anni.

The Residents – Meet The Residents
Pubblicazione: 1 º aprile 1974
Durata: 44:36
Tracce 12 (LP); 16 (CD)
Genere:Rock sperimentale, Rock, Noise rock
Etichetta: Ralph Records
Produttore: The Residents
Registrazione: febbraio – ottobre 1973