Craig Finn, frontman di quei The Hold Steady che negli ultimi anni hanno centellinato le nuove uscite discografiche limitandosi a qualche brano pubblicato in formato digitale, è sempre stato un cantante con l’anima dello scrittore. Abile a raccontare storie di un’America quotidiana e nascosta, quella che sui giornali finisce di rado ma in cui è fin troppo semplice identificarsi.

Durante la pausa che i The Hold Steady si sono presi tra il 2012 e il 2013 Finn ha iniziato a pubblicare dischi solisti, puntando più sui testi e su arrangiamenti ricercati che sul ritmo e il dinamismo tipico della band da cui proviene. Era inevitabile che accadesse, nei panni di raffinato troubadour Craig Finn si trova piuttosto bene e dopo “Clear Heart Full Eyes” ha iniziato una trilogia che oggi chiude con “I Need A New War” (“Faith In The Future” e “We All Want The Same Things” i capitoli precedenti con in mezzo il gustoso EP lungo “Newmyer’s Roof”).

Ancora una volta Finn si circonda di fidati collaboratori (il produttore e musicista Josh Kaufman, Joe Russo, D. James Goodwin, Annie Nero, Cassandra Jenkins, il sassofonista Stuart Bogie) per raccontare ultimi e perdenti con dignità : il protagonista di “Grant At Galena” che spera di avere un’altra possibilità  come il presidente americano e eroe della Guerra di Secessione Ulysses S. Grant, Carmen con la voglia di fuggire dall’uomo sbagliato e da un lavoro insoddisfacente, Anne Marie e i suoi segreti, gli uomini di “A Bathtub In The Kitchen” e i ragazzi di “Her With the Blues” che cercano di rifarsi una vita a New York.

“I Need A New War” è più melodico, meno istintivo dei dischi precedenti con Springsteen, Van Morrison e Leonard Cohen come principali fonti d’ispirazione. I testi ricchi di particolari curiosi vanno di pari passo con arrangiamenti vari e curati che fondono folk, jazz, pop e sembrano studiati per mettere in risalto la voce e l’abilità  di paroliere che Craig Finn ha affinato nel corso degli anni. Buono l’equilibrio tra musica e parole in un album dal sound classico ma non troppo, che fa scoprire il lato riflessivo un artista che ha ormai raggiunto la maturità  anche da solista.

Credit Foto: Shervin Lainez