di Fabio Campetti

I Get Up Kids sono stati e sono, a loro modo, un gruppo seminale, in giro da più di vent’anni capaci di essere tra gli alfieri del cosiddetto “emo” una sorta di mix tra l’indie-rock e il punk più melodico, etichette di genere che lasciano il tempo che trovano ma che, in questo caso, sintetizzano al meglio la musica della band di Kansas City; un misto di energia e sfrontatezza condite dall’emotività  di una scrittura solare ma anche riflessiva e malinconica.

Si sono formati nel 1995 per poi esordire nel lontano 1997 e non si sono più fermati, tornando in pista, discograficamente parlando, proprio in questi giorni pubblicando un disco nuovo dal titolo “Problems” il loro sesto LP, (intervallati da una manciata di ep), ad otto anni di distanza dal precedente, una raccolta di nuove canzoni che aggiunge poco o nulla al solco già  tracciato con album importanti come “Something to Write Home About” o “On a Wire”. Comunque un disco onesto che sa assolutamente di Get Up Kids al 100%, un marchio di fabbrica consolidato negli anni.

Sicuramente quando si fa la lista della spesa, sono una di quelle band a volte dimenticate, una sorta di gruppo minore degli anni novanta, in realtà  hanno influenzato molti progetti successivi con estimatori del calibro di gente come i Blink 182 o i Fall out boy. La scaletta di stasera oltre ad accogliere gli ultimi singoli arrivati, come “Satellite” o “The Problem is me” che sono stati gli antipasti di questo ritorno, si basa sulle canzoni “evergreen”, quelle che messe di fila fanno un best of di quelli importanti, tutte belle, nessun riempitivo, da “Action in Action” alla ballata fantastica “Overdue”, da “Martyr me” a “Red letter day”, energia, sing a-long e grande scrittura, un pubblico di fedelissimi della vecchia guardia in un Magazzini Generali discretamente gremito, anche se numericamente parlando, non c’è il pubblico delle grandi occasioni, ma l’affetto non manca e loro danno tutto, quasi un’ora e mezza di show, con l’appendice dei consueti bis che lasciano spazio ad una “Holiday” strepitosa, alla solita riuscitissima cover dei Cure di “Close to me”, “I’ll Catch you” altra emo top ballad e alla conclusiva “Ten Minutes” che spegne le luci, assolutamente tanta roba.

P.S. In apertura le Muncie Girls, frizzante punk-rock from England