di Fabio Campetti

Quindi anche il Nosilenz, il festival ad entrata gratuita più longevo di Brescia e provincia, arriva all’atto conclusivo, dopo venti edizioni di onorata carriera, chiude i battenti, con la migliore kermesse possibile, l’ultima. Partiti nel lontano 2000, quasi per scherzo, sono cresciuti man mano portando nella bassa bresciana gente del calibro di Piano Magic, Girls in Hawaii, Magic Wands, Lydia Lunch, Ryley Walker, Girls names, Follakzoid, Goeff Farina, Oneida, Vivien Girls, fino ad arrivare alla ricchissima line up di quest’anno che ha visto The Underground Youth, Art Brut e Toy alternarsi nelle tre serate. Ovviamente a fiancheggiare le proposte internazionali, una lunga lista di artisti italiani dai Marta sui tubi, a Cristina Donà , da Paolo Benvegnù, ai Jennifer Gentle e tantissimi altri, compresi gli headliner di quest’anno: i Massimo Volume. Senza dubbio una delle proposte migliori della storia del rock cantato in italiano, che tornano dopo sei anni di silenzio con un nuovo album “Il Tuffatore” uscito ad inizio 2019 per 42 records: una coincidenza fortunata questa, la possibilità  di avere uno dei colossi della musica italiana che conta, in tour in questa primavera inoltrata, quasi estate, una sorta di università  dell’indie – rock made in italy, a salutare, come si deve, l’appuntamento di Cigole.

Proprio il piccolo paesino accoglie, nel suo splendido parco comunale, da qualche anno a questa parte, il festival, mentre prima era Coniolo di Orzinovi ad avere quest’onore. Che dire, il Nosilenz ci mancherà  di sicuro, un appuntamento genuino, fatto di piccole cose, dove la parola relax è sempre stata la prima ad essere presa in considerazione; bancarelle di artigianato, quello vero, montagne di cd e vinili, quelli veri, cibo buono, mostre di fotografie e la musica a far da padrona di casa su due palchi.


(Massimo Volume)

Tornando alla cronaca spicciola, il giovedì, consueto primo round della “tre giorni”, parte con i Buzzooko, trio bresciano/mantovano dedito ad un noise-rock senza compromessi, ideali per suonare la carica, quindi i Campos da Pisa riscaldano l’atmosfera con il loro pop d’autore, scommessa di casa Woodwarm (la stessa label di Motta e Fast animals slow kids) che ha debuttato egregiamente quest’anno con un disco di qualità , probabilmente ne sentiremo parlare nei prossimi anni; chiudono la serata, appunto, i Massimo Volume from Bologna, in forma più che mai, dopo quasi tre lustri di carriera. Snocciolano perle una dietro l’altra, emozionanti come sempre, la letteratura di Emidio Clementi sopra un muro di chitarre e ritmica, mi verrebbe da dire: musica d’altri tempi che fa tanto bene, dalla stupenda “Dymaxion Song” (difficile scegliere, ma per il sottoscritto forse il loro brano migliore ever) dal penultimo, clamoroso, “Aspettando i barbari” a “Fausto”, dalla storica “Fuoco fauto” ad una “Qualcosa sulla vita” sempre da pelle d”oca, non c’è molto da aggiungere, se non che i MV si confermano la band che guarda tutti dall’alto.


(The Underground Youth)

Il giorno numero 2 prevede 4 set, una serata ricca che inizia un po’ prima rispetto alla precedente, quindi Listrea, giovanissimo combo bresciano, già  sul palco alle 20.30 precise, poi un’altra promessa made in Brixia, il trip-hop sognante dei Kick, fino ad arrivare ad un graditissimo ritorno per una reunion ad hoc degli amatissimi Annie Hall, piccola band cult degli anni zero (sembra davvero di parlare di preistoria) per salutare e festeggiare, a dovere, il loro festival preferito, un indie pop d’autore che ebbe il suo apice tra il 2007 e il 2009 o giù di li. Di (grandi) canzoni ne avevano e ne hanno, perchè, alla fine, quelle non le porta via nessuno e stasera ce le hanno proposte con la solita verve e con un pizzico di piacevole malinconia; chiude la serata il primo headliner internazionale di quest’edizione, The Underground Youth, ensemble inglese di stanza a Berlino, molto coccolato dalla critica, un misto tra il dream pop di scuola 4AD, lo shoegaze e il post-punk più dilatato e la malinconia gotica anni ’80. In versione live tutto è molto più “chitarroso” che su disco; non sono assolutamente dei neofiti, in quanto sono in giro da più di 10 anni, in scaletta un piccolo best of delle loro cose, “Juliette” è ipnotica, “Fil the void” tiratissima, “Morning Sun” incalzante, tutto il live è molto coinvolgente, una bella sorpresa, in piena linea con lo spirito nosilenziano (assolutamente un marchio di fabbrica).


(Annie Hall)

Il terzo e ultimo appuntamento, quello dei saluti, è il piatto più ricco di questo piccolo grande festival. I sempre straordinari Art Brut, on stage alle 21, in data unica estiva in Italia per presentare il loro nuovo disco, un grande ritorno per altro, “Wham! Bang! Pow! Let’s rock out” la cui title track è davvero una delle canzoni più belle fatte dalla band di Eddie Argos, il tutto mischiato alle loro cose evergreen. La band porta a Cigole una setlist che tira giù tutto, “Formed a band” e “My little brother” sono dei veri e propri inni indie anni zero, ma un po’ tutte sono travolgenti. Il collettivoè   in forma più che mai e Eddie è davvero un frotnman fuori categoria, istrionico e simpaticissimo come davvero pochi in circolazione.


(Art Brut)

I Tropea, band milanese molto chiacchierata hanno il compito, sul palco piccolo, di fare da ponte prima del gran finale e le belle parole che ho letto su di loro, direi che sono giustificate, bravi ed interessanti, mentre l’ideale chiusura di vent’anni di Nosilenzfest è affidata ai Toy, sempre dal Regno Unito, spesso di casa in Italia. Di ottime canzoni ne hanno parecchie, il disco nuovo “Happy in the hollow” è bello ( c’è chi dice il loro migliore), una setlist che pesca, per altro, da tutti e quattro i lavori finora pubblicati, “Sequence one” “Mistake a stranger” “Join the dots, “Motoring” in ordine sparso. Conclude poco più di un’ora di performance una lunghissima e dilatata “Left myself behind”, kraut rock e psichedelia a tonnellate, con un’attitudine new wave, un’altra proposta di qualità  che si aggiunge alle tante presentate in questi anni.


(Toy)

Tutto si chiude come era iniziato: un festival di amici, con la voglia di stare insieme, fare due chiacchiere e ascoltare buona musica. Pare semplice, scritto così. Organizzare un appuntamento di questo genere richiede, invece, un lavoro sottotraccia di grande impegno, lungo 365 giorni, con le tensioni e le speranze che sia sempre tutto perfetto, quindi, arrivati ad una gigante cifra tonda, quasi impensabile, Angelo Zucchi e soci hanno deciso di finire in bellezza con un ultimo grande tassello, consapevoli di aver fatto qualcosa di davvero importante di cui andarne fieri.

Si, ci mancherà .