Piccoli festival crescono, anche nel panorama musicale estivo romano. L’IFEST ha fatto molta strada ed è ormai diventato un appuntamento fisso di fine giugno, quando torna a invadere pacificamente il Parco Nomentano vicino Piazza Sempione. Il tema di questa sesta edizione è “Il tempo del mondo nuovo” e la politica del biglietto a prezzi modici, sempre più rara al giorno d’oggi, è ormai la prassi per una manifestazione che non ha mai rinunciato alla sua anima autofinanziata e indipendente.

Il venticinque giugno sul palco si alternano lo spettacolo di canzoni scanzonate “Tutte Le Strade Portano Ar Core” messo in scena da Emilio Stella, dall’attore Ariele Vincenti che legge i versi del misterioso poeta Er Pinto e da Alessandro Marinelli alla fisarmonica seguiti dal sarcasmo cantautoriale di Giancane, al secolo Giancarlo Barbati chitarrista de Il Muro del Canto, che con appena due album in solitaria (“Una Vita Al top” e “Ansia e Disagio”) ha incuriosito appassionati e addetti ai lavori.

Il trio Stella ““ Marinelli ““ Vincenti riesce a scaldare e interessare un pubblico discretamente numeroso nonostante sia un afoso martedì con un viaggio nella Roma delle case popolari in cui versi e musica si alternano e si completano a vicenda. Emilio Stella rispolvera cavalli di battaglia (da “La Gattara” a “Marcella” a “Capocotta Non è Kingston”) e regala due inediti (“Io cerco Pasolini” e un brano dedicato a Totti) e rispolvera “Carbonara” seguita a stretto giro di posta da un sonetto a tema di Aldo Fabrizi.

Giancane, che dal vivo rivela tutta la sua anima rock, sale sul palco poco dopo le ventitrè accompagnato da una band consolidata con una scaletta ormai classica. Dopo l’intro “Ciao Giancane” inizia con la tiratissima “Una Vita al Top” e poi rincara la dose con “Hogan Blu” brandendo invece delle sciccose scarpe di marca un paio di finte Converse di jeans, che regala al pubblico prima di introdurre la fisarmonica di Alessandro Marinelli.

Barbati riesce a trasformare ogni concerto in un salotto allegro, saltellante e non violento: il pubblico conosce ogni parola, canta ogni riga con trasporto e si emoziona anche per “La vita” e il ritorno di “Pecora”, che mancava da un po’ nei live del musicista romano.

“L’Amour Toujours” di Gigi D’Agostino interpretata come di consueto dal chitarrista Alessio Lucchesi, particolarmente attivo stasera come il maestro Claudio Gatta alla batteria e il tastierista tuttofare Guglielmo Nodari del resto, viene accolta con gioia.

La serata prosegue con “Disagio”, “Limone”, “Non Dormo Più” e “Ipocondria” con Alessandro Pieravanti de Il Muro del Canto all’improvvisazione poetica (tornerà  anche nell’immancabile “Vecchi Di Merda”) la dissacrante “Adotta Un Fascista” (che a Bergamo diventa “Adotta Un Leghista” ci tiene premurosamente a precisare Giancane) una “Vorrei Essere Te” recuperata in zona Cesarini e “Buon Compleanno Gesù” più una cover degli 883.

Chiusura ovviamente affidata a “La Stessa Estate” che conferma l’ottimo stato di forma di Giancane e della sua band in vista della data a Rock In Roma con i Ministri di fine luglio.