Confessioni di un cantautore che da troppo tempo restava in silenzio. Sono passati sei anni da “Dream River”, otto da “Apocalypse” e finalmente si rivede Bill Callahan. Raffinato musicista che ha trascorso gli anni novanta e l’inizio del millennio nascondendosi dietro lo pseudonimo Smog (ricordiamo con piacere soprattutto la tripletta “Forgotten Foundation” ““ “Julius Caesar” ““ “Wild Love”). Settantadue mesi di digiuno musicale sono un’eternità  per un artista come lui, notoriamente prolifico.

“Shepherd In A Sheepskin Vest” è un disco intimo e leggero che riporta al centro della scena l’America rurale, lontana dal chiasso delle grandi città . Venti pezzi, esercizi di stile e di brevità  visto che raramente Callahan si spinge oltre i tre minuti a brano e quando lo fa resta poco sopra i quattro. Ben lontano dalle maratone di qualche anno fa, che lasciano il posto a piccoli sketch di vita vissuta tra momenti personali (“747”, “Watch Me Get Married”,”Confederate Jasmine”) e altri che rivelano l’anima di scrittore del buon Bill (“Young Icarus”, “Camels”).

E’ in vena di bilanci il Callahan del 2019. Riprende con passo flemmatico la conversazione interrotta col pubblico, tra riflessioni sulla scrittura (“Writing”) e ricordi appena sussurrati (gli “old days” di “Ballad Of The Hulk”, “Morning Is My Godmother”). L’effetto Mark Kozelek era dietro l’angolo ma l’elegante, fumosa voce di Callahan non stanca mai veramente. Un baritono riflessivo, pacifico o forse pacificato, ma non troppo quieto.

Nascosto dietro la saggezza delle cinquantatre primavere compiute, appostato dietro il matrimonio e la recente paternità  c’è il Bill di sempre. Romantico cantastorie che si sfoga in amare ballate come “Angela”, “Circles” e “Released” ritrovando poi la serenità  in “What Comes After Certainty”, “When We Let Go”, “The Beast”. “The panic room is now a nursery” canta nella dolce ninna nanna “Son Of The Sea” e sembra quasi sorridere, divertito dalla calma della sua nuova vita.

Una calma che contagia la cover di “The Lonesome Valley”, brano registrato in passato da Woody Guthrie e The Carter Family, qui interpretato da Bill in duetto con la moglie Hanly Banks Callahan e caratterizza tutto il nuovo album. Un viaggio lungo sessantatrè minuti da intraprendere con curiosità  e la tranquillità  necessaria a un ascolto attento.

Credit foto: Hanly Banks Callahan