I Vampire Weekend sono un simbolo di vitalismo sfrenato, che si riassume in un ritorno tanto atteso e in una musicalità  chiara, cristallina e precisa.

Tutto è limpido e si spiega con una frase, che nel giro degli ultimi due album è diventata già  un mantra: “I don’t wanna live like this, but I don’t wanna die“. Il pendolo sospeso tra la vita, la procrastinazione e la morte si risolve in una spinta vitale alla ricerca, alla creatività  che si è accesa, ieri sera, sul palco del Magnolia.

I Vampire Weekend ci hanno reso esploratori appassionati di altre frontiere, in particolare quelle interiori.La band è una pagina fondamentale, che non può essere riassunta, ma va analizzata sempre più a fondo, in questo 2019.

Il nuovo tour è una zattera con cui affrontare, senza paura, una navigazione a vele spiegate. Potrebbe sembrare un controsenso sfidare un oceano con un’imbarcazione spoglia e senza sovrastrutture, eppure la sicurezza che ci offre un live del genere è una spinta necessaria a farci partire per un viaggio lunghissimo e che affonda le radici in “Father of the Bride”. La metafora della navigazione accostata alla vita è un’intuizione platonica e i Vampire Weekend al Magnolia, per rimanere in tema filosofico, sono la trasposizione terrena del “mondo delle idee”.

Il pensiero fondante dello stile artistico dei Vampire Weekend, mi sembra legato ad una frase: “Le cose migliori scaturiscono nell’ozio, nella contemplazione”. L’espressione è del fotografo Elliot Erwitt e i Vampire Weekend incarnano una filosofia, visiva e artistica, molto vicina a quella di Erwitt.

Koenig, con la sua band, trasforma la continua attività  creativa in una tensione verso un ozio contemplativo: l’obiettivo plasmare, ruminare nuova musica, sporcandosi le mani e sperimentando, senza ricerca di eccessi.

Il momento dedicato alle richieste del pubblico incarna perfettamente lo spirito semplice ed “evoluzionistico” della band, che regala un live in cui tutti, a partire da Koenig, si sporcano le mani.
I Vampire Weekend, dopo aver tirato fuori un disco incredibile che vi abbiamo raccontato con un certo entusiasmo, ieri sera si sono riaffermati al Magnolia con una limpidezza unica.

Le canzoni sono veloci, schizzano e hanno una prestanza strumentale che non so per quale motivo accosto a Paolo Conte. C’è la grazia che si mischia alla spossata malinconia di “Una Vita Giornata al Mare”, ecco perchè se dovessi divertirmi a fare un paragone, parlerei del genio musicale di Koenig proporzionandolo alla leggerezza melanconica di Paolo Conte: due universi opposti, distanti ma che per intelligenza creativa sembrano toccarsi. Non c’è il jazz sia chiaro, ma c’è lo sguazzare nell’universo primordiale della vita in cui si incontrano dei mondi compositivi puri e costruiti su impalcature di emotività .

Il live è pieno di piani sequenza emozionali che dialogano con tutta una serie di temi e atmosfere da sempre sviluppate dai Vampire Weekend. Tutto gira intorno ad un racconto del pianeta terra nelle sue faccettature tragiche ma incredibilmente umane. L’altalena tra pezzi storici e contemporanei è perfettamente bilanciata e esalta, semmai ce ne fosse bisogno, ancor di più la maturazione e la composizione dei pezzi dell’ultimo disco, che finirà  sicuramente sul podio di questo 2019.

Nel 1686, Bernard Le Bovier de Fontenelle ha scritto un saggio sulla pluralità  dei mondi e sulla possibilità  di esistenza di vite extraterrestri, nel 2019 i Vampire Weekend chiedono di riscoprire in primis, in piena spinta ecologista, il nostro pianeta. Loro infondo lo sanno bene che E.T. è già  fra noi, si chiama Ezra Koenig e fa parte della banda.

I Vampire Weekend ci hanno messo 10 anni, ma hanno conquistato il pianeta Italia.

https://www.flickr.com/photos/julioenriquez/8770263092