E se cercavate l’album shoegaze del 2019, beh, sappiate che lo avete trovato. I Fleeting Joys tornano a deliziarci con un sound che è diretta emanazione dei riverberi e dei sogni musicali che hanno sempre animato un dio come Kevin Shields nei primi due album dei MBV.

Certo che viene da pensare che questa musica deve avere una particolare influenza sugli autori. Kevin promette ritorni immimenti che in realtà  non arrivano mai e, tutto sommato, anche i FJ ci hanno davvero fatto penare, se pensiamo che il disco precedente risale al 2009. In questi anni ci sono stai dei singoli, dei segnali che la band fosse ancora in attività , ma avere fra le mani un disco intero e, per giunta, così ispirato, beh, ammetto che non ci speravo più.

La band della California mette in campo le armi migliori, affinate e taglientissime. Suoni riverberati e potenti, distorsioni che incontrano le melodie, quelle chitarre che sembrano prendere pieghe surreali e poi mescolano zucchero e sale, in un paradiso agrodolce di rara bellezza. Un brano come “Don’t You Know the World Could End”, per esempio, è pazzesco. Non riesco a trovare altre parole. Mentre tutto deraglia, con la batteria che picchia solida, la base pop è potentissima e ci porta in paradiso: altissima scuola shoegaze. Quell’assaggio che già  conoscevamo, ovvero “Lake Placid Blue” fa da magnifico brano di apertura, mostrando perfettamente le meraviglie che andremo a trovare nel corso del disco. Inizio perfetto che, per noi devoti, è come una chiamata alle armi irresistibile. Figurarsi l’attacco di “You Want To”, chitarre soniche, batteria che entra e poi la voce che da la melodia. No dai, è tutto così perfetto che si rimane senza fiato.

Nessuna forzatura, tutto che scorre così empatico e coinvolgente. Dall’intensità  di “Sunburst Animals”, che alterna momenti tempestosi ad attimi di relativa quiete, al sogno acustico e toccante di “Come To” in cui ci sembra di sognare ad occhi aperti, passando per quella magia (uscita come singolo addirittura 5 anni fa!!!!) che si chiama “Kiss A Girl In Black”, forse la miglior canzone mai scritta dalla band. L’ipnosi lisergica di “Returning and Returning and Returning” chiude in maniera superba e sublime il disco, insegnandoci letteralmente cosa siano lo shoegaze e il dream-pop. Una vera e propria lezione musicale, un brano che racchiude in sè un genere, non scherzo, come a ribadire che non c’è solo Kevin Shields che merita l’appellativo di “maestro assoluto”.

Ritorno magnifico. Perfezione assoluta.