Quando iniziò a circolare la voce di un progetto che avrebbe portato sul piccolo schermo una serie basata sul fumetto “The Boys” mi venne un certo timore che le caratteristiche di questo capolavoro a fumetti, scritto da  Garth Ennis e disegnato da Darick Robertson, potessero essere sacrificate in un prodotto destinato ad un vasto pubblico.

Un po’ mi tranquillizzava il fatto che un altro capolavoro di Garth Ennis avesse avuto un adattamento televisivo, trasformandosi nell’omonima serie “Preacher”, con ottimi risultati e tre stagioni molto belle, ma con “The Boys” si toccava un cult e i dubbi erano maggiori.

Dico subito che non sono rimasto deluso dalla serie, anzi l’ho trovata molto bella e divertente, anche se necessariamente alcune cose sono state cambiate. Il risultato è comunque quello di mantenere lo spirito del fumetto originario e anche lo stile della scrittura di Garth Ennis, che compare come coproduttore.

Tra i grandi autori europei di storie per i comics se Alan Moore (“From Hell”,”V per Vendetta”, “The killing Joke”, “Watchmen”) è Kubrick, Mark Millar (“Ultimates Marvel”, “Kick Ass”, “Nemesis”, “Marvel 1985”) è Spielberg, sicuramente allora Garth Ennis (“The Authority”, “The Darkness”, “Preacher”, “The Boys”, “The Punisher”) è il   Tarantino del fumetto, violenza ironia e costruzioni divertenti e singolari.

La storia si svolge in un universo in cui i supereroi con poteri simili a quelli della Marvel e della DC Comics, i riferimenti sono immediati, sono controllati da una multinazionale e decisamente non sono quello che sembrano: potere, media, social, soldi e segreti sono al centro della loro vita e se qualche umano ogni tanto ci lascia le penne a causa loro sono solo danni collaterali.

La serie, prodotta da Amazon, pur muovendosi sulle basi del fumetto mischia le carte, i personaggi sono resi benissimo a cominciare da Patriota  una via di mezzo tra Superman e il meno famoso Sentry, inquietante e misterioso , interpretato dall’ottimo Antony Starr, fino a Billy Butcher perfetto nell’interpretazione di Karl Urban, ma anche Piccolo Hughie ne esce bene, anche se cosi diverso da quello dei fumetti, viene interpretato ottimamente da  Jack Quaid, talentuoso figlio di.

Insomma funziona tutto, ci sono inoltre citazioni musicali inserite qua e la, a partire dalle magliette dei Ramones   e dei Van Halen indossate dal protagonista fino alle canzoni spesso punk che accompagnano la serie , The Clash, The Damned, Iggy Pop, Jane’s Addiction, ma non mancano anche le Spice Girls   (con significato particolare) , e Rick Astley.

Per me la serie è promossa a pieni voti, giustamente riservata ad un pubblico adulto ad oggi è la fiction sui supereroi migliore che ho visto, unico difetto che posso trovare è che otto episodi non mi sono bastati, me ne servono ancora .