Poco se ne parla, in effetti, del disco di debutto dei Pretty Vicious, ed è un gran peccato. I quattro nati nella cittadina del Sud del Galles, Merthyr Tydfil, riescono finalmente a pubblicare il primo full lenght intitolato “Beauty of Youth”.

E’stato un percorso lungo, ricco di saliscendi: un giro in giostra violento e difficile, per una band che nel 2015 sembrava essere in rampa di lancio con un contratto per Virgin e un disco in cui doveva esserci la mano di Owen Morris, ma poi si è ritrovata sola, senza contratto e ha pubblicato questo atteso esordio solo 4 anni dopo quel momento di gloria che sembrava più che propizio.

Il titolo è proprio azzeccato, vista la giovane età  dei componenti della band capitanati da Brad Griffiths (curiosa la quasi omonimia con lo stesso frontman degli inglesi Bloody Knees) con il suo modo di cantare spocchioso ed arrogante che tanto ci piace, che sicuramente nasconde però una fagilità  e una vulnerabilità  dovuta a vicende personali, che sono state mediate e coinvogliate nella musica della band. Perchè alla fine quello di cui parla il disco è che essere giovani può anche essere dannatamente difficile, bello certo, ma molto, molto complicato.

Chitarre pungenti, ritmiche aggressive e liriche intrecciate ma melodicamente graffianti, i Pretty Vicious ci propongono un disco diretto, dalle sonorità  indie-rock, che molto ricorda anche gli anni ’90 ma non ha paura a sporcarsi di punk-rock e di quel piglio che farebbe venire giù un club a forza di chitarre. Ritmiche da headbang martellanti (“I Don’t Wanna Know” che cazzo di botta è??!!), qualcosa che ricorda forse a tratti i primi Foo Fighters, ma allo stesso tempo gruppi assoluti come Oasis o Stereophonics, filtrati dalla sfrontatezza e da quell’energia che la gioventù inevitabilmente conferisce (provate voi a restare fermi di fronte a una “Move”, tanto per fare un nome, che pare quasi un brano dei My Chemical Romance).

La Virgin avrebbe voluto dei nuovi Kooks, ma qui grazie a Dio siamo da tutt’altra parte. Non si svendono questi ragazzi, sono melodici, radiofonici ma non si sputtanano per piacere a qualche ragazzina in più e se c’è da gridare rabbia e versare fottuto sudore, alzando i volumi della chitarra, non si tirano affatto indietro.

Insomma questa band ha veramente tutte le carte in tavola per ritentare la scalata vero l’alto, speriamo ci riescano.