Come un novello Stevie Wonder, in tenera età  più che una promessa è già  una star.
Ma come per tutti i veri talenti , un fremito irresistibile indica la strada verso un’indipendenza artistica ed è così che al tramonto degli anni ’70 , Jackson Five e padre padrone permettendo, tutto pare pronto per l’esordio solista.

Un battesimo di fuoco che vede alla cabina di regia l’immenso Quincy Jones, sopraffino arrangiatore fin dalla sua prima fase jazz nonchè straordinario produttore (consiglio vivamente il documentario “Quincy”, un excursus illuminante sulla sua arte di musicista e mentore).
La disco music non è più affare solo dei circuiti gay newyorkesi e nell’ambito della musica black avviene un processo simile a quello che vide la fazione politicizzata del free jazz staccarsi dai successori dell’hard bop.
Il funk non muore anzi prolifica come non mai ma è sempre più estremo e sempre più testimonianza ed appannaggio dell’orgoglio nero (il cui patrimonio sonoro sarà  costantemente saccheggiato dal rap e dall’hip hop, nati anch’essi nelle strade).
La disco music, molto più edulcorata e squadrata del funk, invece trionfa in ambito mainstream , fino quasi a soffocarlo nella sua fase discendente ma foriera di capolavori ed anche commistioni con lo stesso funk (ibrido che qualcuno denominerà  Funky).

Nella sua fase gloriosa si innesta l’esordio di Michael che già  in apertura, ovviamente pubblicato come singolo, piazza una “Don’t Stop ‘Til You Get Enough” che invade le piste da ballo di tutto il mondo.
Segue l’R&B sopraffino di “Rock with You” che traccia le coordinate di tutto l’album che suona raffinatissimo ed elegante, con una summa della miglior e più accessibile musica nera, con spunti di soul, funk, disco e R&b, sapientemente calibrati nell’arco della scaletta.
La produzione di Quincy è nobilitata dalla presenza di musicisti quali Jeff Porcaro (uno dei più grandi session men di sempre, oltre che hit maker con i Toto) e George Duke (un altro grande talento del jazz convertitosi al funk con grandi risultati), nonchè dalla qualità  di autori quali Paul McCartney, sì il baronetto dei Beatles, e Stevie Wonder, che scrivono rispettivamente il pop di “Girlfriend” e la delicata “I Can’t Help It”.

Un disco che trasuda ispirazione, talento ed entusiasmo e che fece facilmente breccia nelle classifiche lanciando fin da subito la carriera, le speranze e le ambizioni di Michael.
Fu subito trionfo, ma il successivo album sarà  “l’album” per antonomasia del secolo e serve forse che ve ne indichi il titolo?

Pubblicazione: 10 agosto 1979
Durata: 42:23
Dischi: 1
Tracce: 10 (edizione originale)
Genere: Rhythm and blues, Pop, Funk, Disco
Etichetta: Epic Records
Produttore: Quincy Jones
Registrazione: 4 dicembre 1978 – 7 luglio 1979

Tracklist:
Don’t Stop ‘til You Get Enough ““ 6:05 (Michael Jackson)
Rock with You ““ 3:40 (Rod Temperton)
Workin’ Day and Night ““ 5:14 (Michael Jackson)
Get on the Floor ““ 4:39 (Michael Jackson, Louis Johnson)
Off the Wall ““ 4:05 (Rod Temperton)
Girlfriend ““ 3:05 (Paul McCartney)
She’s out of My Life ““ 3:37 (Tom Bahler)
I Can’t Help It ““ 4:29 (Stevie Wonder, Susaye Greene)
It’s the Falling in Love (feat. Patti Austin) ““ 3:48 (Carole Bayer Sager, David Foster)
Burn This Disco out ““ 3:41 (Rod Temperton)