Un album davvero interessante quello realizzato dai Modern  Nature , supergruppo composto da Jack Cooper  degli  Ultimate Painting   e  Mazes,  Will Young   dei  Beak>  Aaron Nevau  dei    Woods, ai quali si aggiungono  Rupert Gillett al violoncello e poi Jeff Tobias al sassofono (Sunwatchers).

Il lavoro che nella press release viene accostato ai Caravan e ai Talk Talk, ma , senza sembrare esagerati, si può benissimo accostare anche ai Pink Floyd, magari togliendo un po’ di chitarra e ai secondi Radiohead, magari togliendo un pò di autocompiacimento, è indubbiamente piacevole e per certi versi sorprendente.

In realtà  la prima sorpresa l’ho avuto quando ho letto che il nome della band  deriva da un libro di   Derek Jarman  ,”Modern Nature – Diario 1989-1990″.

Per quanto a molti il suo nome dica poco, in realtà  è  stato un artista poliedrico, regista,   sceneggiatore,   direttore della fotografia, scenografo, scrittore e pittore, morto prematuramente di aids, e che personalmente ricordo per aver incrociato alcuni dei miei miti giovanili quali Adam Ant  , è stato il regista di ” Jubilee” film del 1978, primo film punk britannico con molti volti conosciuti come Richard O’Brien,  Wayne County, e  un giovanissimo Adam Ant come attore ,  ma anche il regista dei migliori videoclip dei  The Smiths  , quali ”   The Queen is Dead”, “Panic”, “There is a Light That Never Goes Out” e “Ask”  .

Cooper   ha visitato la casa Jarman, ed ha colto il messaggio di come la natura si fonda ormai con il territorio urbano,   una natura sempre pronta a riaffermare il proprio domino, ma che in questa unione dei contrasti tra rurale e urbano esprime un fascino moderno e caduco .

Questo contrasto di paesaggi e’ tipico del viaggio, nel quale i passaggi tra ambienti urbani e naturali si susseguono, ed è la sensazione che restituisce l’album, il ricordo di un viaggio mentre appoggiato al finestrino osservi il paesaggio mutare davanti ai tuoi occhi .

Questo piacevole ricordo viene immediatamente sostituito dal piacere dell’ascolto, superato il breve ”  Bloom ” tutto del violoncellista jazz Rupert Gillett, si passa immediatamente a ”  Footsteps “, brano che si contende con “Criminals” e ”  Peradam ” il podio per il miglior brano dell’album, e che si sviluppa tra la voce tranquilla ma perfetta di  Jack Cooper fino al    sassofono di  Jeff Tobias che segna il brano donando un fascino jazz davvero interessante .

La combinazione di  Cooper con la sua voce  avvolgente e le sue melodie morbide funzionano bene con le tastiere di  Will Young sia quando il sound e’ più sussurrato e rarefatto, come per   ”  Turbulence ” e ”  Nightmares ” creando un’atmosfera semplice ma efficace , sia quando chitarra e sintetizzatore creano un impatto melodico più immediato come in ”  Criminals ” e ” Sèance “.

Per quanto un riferimento al post rock della seconda parte della carriera dei  Talk Talk è ampiamente condiviso, i Modern  Nature sembrano fondere più decenni di musica, andando a rispolverare i ricordi che vanno dagli anni 70 e di un certo sound elegante e ricercato come quello dei Pink Floyd, come avviene per esempio in “Oracle”,   fino ad alcuni riferimenti più vicini ai Radiohead come in “Peradam” , uno dei momenti più importanti dell’album.

Insomma un grande lavoro, piacevole e con un livello assolutamente alto per tutta la sua durata, potrei dire una grande sorpresa se non fosse che Jack Cooper e gli artisti coinvolti nel progetto  Modern  Nature sono artisti che non hanno nulla da dimostrare e già  famosi e apprezzati, un album imperdibile per gli amanti della buona musica, finalmente un vero super gruppo   che non delude.

Credit Foto: James Sharp