I Death Cab For Cutie hanno pubblicato sei EP nella loro ormai lunga carriera. Un buon modo per riunire sotto lo stesso tetto versioni alternative, rarità , brani live e cover d’autore (come “All Is Full Of Love” di Björk o “Brand New Love” dei Sebadoh che impreziosivano “The Stability EP” e “The John Byrd EP”) senza dimenticare piccole perle inedite come la nostalgica “Technicolor Girls” di “The Forbidden Love” (anno 2000) o “I Was Once a Loyal Lover” di “The Open Door” nel 2009.

“The Blue EP” è un ritorno alle buone abitudini dopo l’abbandono del formato EP dieci anni fa, vittima illustre di rivoluzionari cambiamenti del mercato discografico. Cinque canzoni musicalmente varie, nate in momenti diversi. Filo conduttore: i ricordi. “The gift of memory is an awful curse” cantava Ben Gibbard qualche tempo fa ma in mano ai Death Cab For Cutie la maledizione diventa dolce.

Si comincia con il tono aspro e vagamente psichedelico di “To The Ground”, prodotta da Rich Costey durante le registrazioni del nono album “Thank You for Today”. Arpeggi di chitarra avvolgenti, la voce sognante di Gibbard e la batteria di Jason McGerr dettano il ritmo con un bel crescendo finale.

La vera novità  di “The Blue EP” è la collaborazione tra i Death Cab For Cutie e Peter Katis (produttore di The National, Interpol, Kurt Vile) che fa il suo esordio in “Kids in ’99”. Un brano a cui Ben Gibbard tiene molto, scritto vent’anni dopo l’esplosione del gasdotto dell’Olympic Pipeline a Bellingham (città  d’origine dei Death Cab For Cutie). Una tragedia che ha provocato la morte di tre ragazzi tra i dieci e i diciotto anni, l’incendio di venticinque acri di foresta, oltre all’inquinamento delle acque del Whatcom Creek. Gibbard ricorda quei giorni con grande precisione, tristezza e empatia sia nella musica che nel testo, senza calcare troppo la mano.

“Man In Blue”, autoprodotta dalla band, è una delicata e intelligente piccola ballata tutta brividi e emozioni. Nostalgico “Before The Bombs” l’altro brano realizzato insieme a Rich Costey, un midtempo che brucia lento trascinato da chitarre leggermente distorte. La chiusura di “The Blue EP” spetta all’intrigante “Blue Bloods”. Peter Katis si occupa nuovamente della produzione e il suo intervento si sente in un pezzo dall’indole malinconica e agrodolce, costruito attorno a tastiere e batteria con le chitarre che prendono il sopravvento nella parte finale.

Il periodo Chris Walla è ormai un ricordo del lontano passato ma i Death Cab For Cutie sanno ancora graffiare con un pugno di canzoni intense che fanno ben sperare, in vista di un nuovo album prodotto magari proprio da Katis.

Credit foto: Eliot Lee Hazel