Arriva finalmente il primo lavoro degli  Husky Loops   band londinese composta da tre ragazzi di Bologna,    Pier Danio Forni, Pietro Garrone e Tommaso Medica,  che dopo diversi brani interessanti pubblicati negli ultimi anni che li avevano fatto notare, riescono a confezionare un album interessante e per niente timido.

La qualità  del loro progetto musicale aveva ben presto attirato l’attenzione di molti finendo col permettere loro di aprire concerti per band famose come   The Kills  ,  i Placebo e gli Spoon, finire in rotazione sulla BBC e infine nella colonna sonora di FIFA 19.

“I Can’t Even Speak English” è il loro esordio, direi coraggioso e giustamente sfrontato, nel quale mischiano un brit rock spogliato a una elettronica hip hop che unito ad una buona capacità  nel confezionare i brani, ci consegnano un album divertente e fresco, capace di darci a tratti le stesse sensazioni dei primi lavori dei Gorillaz .

Gli  Husky Loops  non fanno mistero di far riferimento e trarre ispirazione da molti artisti anche diversi tra loro tipo  Brian Wilson, Frank Ocean, ma anche dal rock tipicamente inglese e frequentare gli ambienti Grime, cercando una fusione con  GQOM e musica afrobeat, ma queste influenze appaiono in tutto l’album in maniera leggera e l’intero lavoro riesce  mantenere una dimensione personale e a tratti sorprendente.

I brani che avevano anticipato l’uscita di  “I Can’t Even Speak English” erano stati, in un certo qual modo, già  un buon antipasto, “Everyone’s Having Fun Fun Fun But Me” e “I Think You’re Wonderful” avevano mostrato come ci si potesse aspettare qualcosa di speciale, tra campionature, bassi e distorsioni varie.

Superato l’intro, che non e’ un brano ma una registrazione ironica e divertente, tocca a  “Good As Gold” aprire effettivamente l’album, con il suo incidere spedito ci riporta alcune sensazioni alla Kasabian,  cosi come accade in ”  Temporary Volcano “, ma è con  “Enemy Is Yourself” che troviamo una dimensione hip hop,   un brano che allo stesso modo unisce andamento pop a campionamenti, restituendo una brano assolutamente divertente con uno dei testi a contenuto politico dell’album, .

Anche “Let Go For Nothing” lo avevamo ascoltato mesi fa e resta uno dei brani migliori dell’album, una ballata su un pianoforte impreziosita dagli effetti vocali che ormai possiamo dirlo sono un elemento distintivo della band, ma ritengo giusto citare anche”The Reasonable Thing” dove l’iniziale riff di chitarra viene sostituita da un basso che accompagna tutto il brano, e “A Little Something” dove ancora piano e batteria e leggeri campionamenti dimostrano come gli  Husky Loops hanno parecchie frecce al proprio arco,   meno rap e hip hop in questi brani che comunque restano tra i migliori .

Non possiamo dire altro che la missione è compiuta, l’atteso primo album di questi ragazzi tra Londra e Bologna è riuscito più che bene, divertente e pieno di piccole sorprese, e li proietta verso un futuro musicale interessante.