Graditissimo il ritorno in Italia di Aldous Harding, che porta stasera a Bologna il suo terzo LP, “Designer”, uscito lo scorso aprile via 4AD e prodotto ancora una volta dal bravissimo John Parish, probabilmente il collaboratore più stretto di PJ Harvey: ovviamente i paragoni con la cinquantenne musicista nativa del Dorset si sono sprecati nei mesi appena prima e appena dopo l’uscita del disco, ma il talento alla ragazza neozelandese non manca davvero.

Noi l’avevamo vista qualche mese fa al Best Kept Secret a Tilburg in Olanda, ma stasera replichiamo molto volentieri in questo suo headlining set in un Locomotiv Club decisamente pieno.

La Harding si presenta sul palco della venue emiliana molto puntuale pochi attimi dopo le dieci: ad aprire la serata è “The World Is Looking For You”, estratta dal suo sophomore “Party”. Aldous inizialmente rimane da sola, accompagnata dalla sua chitarra acustica: i suoi delicati arpeggi sanno creare un’atmosfera molto raccolta e intima e ci fanno entrare in contatto con le sensazioni provate dalla neozelandese.

E’ solo con “Designer”, title-track della sua recente fatica sulla lunga distanza, che si aggiunge anche la sua band: oltre alla strumentazione più ricca, questa traccia è incredibilmente piacevole per la sua inconsapevole spensieratezza e per il magnifico uso dei fiati, che la impreziosiscono ulteriormente.

Il singolo “Zoo Eyes”, per cui è stato appena realizzato un video, ha una bellezza senza tempo a cominciare dai giochi che la voce della Harding le permette di fare, passando senza alcun problema da una tonalità  all’altra come se fosse la cosa più naturale del mondo: la strumentazione ““ decisamente nostalgica ““ sembra fare da perfetto sottofondo ai suoi vocals, dando un tono quasi catchy al coro.

“Treasure” segue con la sua semplicità  e, salvo qualche schitarrata dal sapore country, ci regala momenti decisamente intimi da gustare fino in fondo per il loro pregio: la voce sospirata, il leggero tocco del piano e le armonie create da H. Hawkline, suo partner professionale e anche nella vita, rendono l’atmosfera perfetta e ci incantano in modo totale.

A chiudere questo trio delle meraviglie, esattamente come su “Designer”, arriva il singolo “The Barrell”, che ha, invece, toni più elettrici, ma non perde nulla in dolcezza: semplicemente un altro incanto.

“Blend” chiude il mainset con atmosfere decisamente più oscure, ritmi veloci e percussioni decise.

C’è tempo ancora per un encore: qui Aldous, che fino ad allora non aveva detto una parola, ci sorprende ringraziando e continuando a parlare e anche la canzone, la nuova “Old Peel”, è decisamente intensa, luminosa e ispirata: intanto che recupera antichi sapori, la Harding qui va a camminare su terreni psych-folk, probabilmente influenzata in qualche maniera dai lavori del suo fidanzato.

E’ passata oltre un’ora e gli applausi arrivano sentiti da parte dei numerosi presenti, consapevoli che l’artista neozelandese dispone di grandi talenti che le dovrebbero consentire di costruirsi una bella carriera in futuro: noi ovviamente non possiamo che unirci al coro, sperando che Aldous possa tornare ancora spesso a suonare nel nostro paese e regalarci ancora tantissime emozioni come ha fatto oggi.

Credit Foto: Bruce Baker [CC BY 2.0], via Wikimedia Commonsm>