Su questo capolavoro assoluto è stato scritto e detto di tutto, da voli pindarici a semplici epigrafi, io mi limiterò a considerare questo disco tra i primi dieci di qualsiasi classifica si volesse stilare.
Al di là  di ogni valutazione soggettiva, considerazione sociologica o ricostruzioni storica, vi basti fare un semplice esercizio : leggete a voce alta in sequenza la scaletta dei 10 brani qui presenti.
Non ci sono parole, ma quasi un imbarazzo intimidito nel constatare il talento miracoloso scaturito dalla penna creativa di Dylan nel disco pubblicato in quel gennaio del 1975.
Un disco da avere senza se e senza ma, tutti compresi, anche coloro che mal digeriscono il suo stile di scrittura o il suo modo di cantare (anche se sarebbe più corretto scrivere “il suo modo di utilizzare la voce“, considerato il cambio di tonalità  utilizzati in varie fasi della carriera).
Dylan ha da sempre una complessa multidimensionalità  di comprensione ed ascolto, per cui spesso è un autore citato da chiunque ma veramente “ascoltato” da molti meno, eppure insisto nell’invitarvi a dare più di una chances a questo “Blood on the Tracks”, giacchè è impossibile rimanere impassibili di fronte ad una serie di canzoni così ispirate.

Parto da quel che si può intuire già  dal titolo impressionista, che istintivamente veicola l’ascolto e le aspettative verso un disco impregnato di ispirazione e presagi di grandiosità .
Quel sangue che scorre canzone su canzone, per un album che racconta di ferite, di travagli di vita affettiva e familiari (l’autore ha sempre negato i possibili riferimenti autobiografici, in particolare legati al divorzio da Sara, a cui era legato da 10 anni).
Un periodo della vita di Dylan segnato anche, mi piace ricordarlo, dall’incontro con il maestro di pittura Norman Raeben, che influenzò profondamente Bob nel flusso di coscienza da cui scaturì la scrittura dei brani.

Riporto a proposito la famosa dichiarazione da lui rilasciata in merito a questo incontro artistico : “non ti insegnava tanto a dipingere o a disegnare, ti insegnava però a mettere insieme la tua testa, la tua mente e i tuoi occhi, per farti cogliere e riprodurre in modo visivo qualcosa di concreto”…guardava nel tuo animo e ti diceva ciò che eri“.
Un disco travagliato anche nella sua gestazione, con repentini e continui ripensamenti sulle vestigie sonore e sulla relativa produzione, culminata con la pubblicazione del famoso test pressing newyorkese, ritirato poi frettolosamente per poi decidere, solo nel gennaio del 1975, la pubblicazione definitiva e modificata dell’album.

Vicende che sono state finalmente rese di pubblico dominio con il 14esimo episodio delle ufficiali “Bootleg Series”(sia nel’opera omnia in 6 cd del boxset sia nel riassunto in un solo cd), compendio indispensabile da affiancare all’album classico.

Pubblicazione: 20 gennaio 1975
Durata: 51:42
Dischi: 1
Tracce: 10
Genere: Folk rock, Rock
Etichetta: CBS Records
Produttore: Bob Dylan, David Zimmerman
Registrazione: settembre e dicembre 1974

Tangled Up in Blue – 5:40
Simple Twist of Fate – 4:18
You’re a Big Girl Now – 4:36
Idiot Wind – 7:45
You’re Gonna Make Me Lonesome When You Go – 2:58
Meet Me in the Morning – 4:19
Lily, Rosemary and the Jack of Hearts – 8:50
If You See Her, Say Hello – 4:46
Shelter from the Storm – 4:59
Buckets of Rain – 3:29