Stasera siamo a Madrid per una veloce trasferta per vedere il doppio interessantissimo concerto di Angel Olsen e Hand Habits alla Sala But, locale della capienza di poco più di 1.040 persone situato a pochi passi dalla centralissima Gran Via.

Proprio pochi minuti prima delle otto, ora prevista per l’inizio dei live, sui canali social della venue della capitale spagnola viene annunciato il sold-out, che ci sembra meritato per due artiste di grande valore come quelle che si stanno per esibire su questo palco.

Ad aprire la serata, davanti a un pubblico già  molto numeroso, è Meg Duffy, che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni, mentre suonava la chitarra nella band di Kevin Morby.

Lo scorso anno è ritornata a questo suo progetto solista e, a marzo, è arrivato anche il suo secondo LP, “Placeholder”, pubblicato da Saddle Creek.

Avevamo visto la musicista dello stato di New York lo scorso maggio in apertura a Weyes Blood e ora abbiamo l’occasione di ascoltarla nuovamente dal vivo qui a Madrid: quando entriamo nella venue della capitale, il concerto di Hand Habits è iniziato da pochi secondi ed è la vecchia “All The While” a introdurci al suo mondo country-folk veramente gentile e costruito con la delicatezza di piano e chitarra.

Il primo live a Madrid di Meg prosegue poi con “What Lovers Do”, un brano malinconico, molto bello e toccante, in cui la musicista statunitense e i suoi compagni di band dimostrano di saper elegantemente giocare con i propri strumenti.

Se vogliamo poi parlare di emozioni, ecco “Placeholder”, una delle nostre tracce preferite del suo sophomore: il suo ritmo molto soft, la sua gentilezza, ma anche le sue schitarrate ci regalano uno dei momenti migliori del pur breve concerto della Duffy.

Decisamente più luminosa, ma anche dolce, “Can’t Calm Down”, vede ancora la musicista dello stato di New York giocare con la sua sei corde e farsi apprezzare dal pubblico della capitale, mentre i toni comunque morbidi del pezzo risultano assai piacevoli.

Peccato che la sua esibizione duri appena mezz’ora, ma è sempre una gioia poter gustare i sentimenti che Meg sa descrivere attraverso la sua musica e le sue canzoni.

E’ poi la volta di Angel Olsen, fresca di compleanno, che presenta qui in Europa il suo ottimo quarto LP, “All Mirrors”, realizzato lo scorso ottobre via Jagjaguwar.

La musicista nativa del Missouri apre i giochi con la splendida title-track del suo nuovo LP: i synth dai sapori “’80s creano atmosfere davvero particolari e buie, coaudiuvati dal suono degli archi ““ in questo caso violino e contrabbasso: dentro a tutto ciò la sempre bellissima voce di Angel gioca con eleganza e riesce a creare immediatamente emozioni, mentre la batteria spinge il piede sull’acceleratore.

La successiva “Spring”, invece, ci regala momenti decisamente più confortanti a livello di colori: la melodia e la leggerezza prendono qui il sopravvento e i profondi vocals della Olsen aggiungono ulteriore classe a questo brano, che all’apparenza sembra semplice.

E’ una gioia ascoltare “Lark”, una delle nostre tracce preferite di questo suo quarto LP: il brano si fa apprezzare per la ricchezza della sua strumentazione, ma i presenti vanno ulteriormente in visibilio a causa della sua potenza.

Si rallenta con “Tonight”, una ballata di rara bellezza che vede la Olsen nuovamente alla tastiera: rimaniamo toccati dai suoi sentimenti e dalla sua dolcezza, mentre i vocals della musicista di stanza nel North Carolina viaggiano leggeri, supportati dal meraviglioso duo di archi, che stasera ci sta davvero donando pesanti colpi al cuore.

Momento più punk con il vecchio singolo “Shut Up Kiss Me” e la sua sei corde fuzzy e un ritornello irresitibile ed eccitante, mentre “Windows”, estratto da “Burn Your Fire For No Witness”, abbassa i toni e ci regala un altro momento sentimentale, prima che il suono di batteria e archi crei un suono dall’incredibile atmosfera.

“Acrobat” poi, eseguita su richiesta e non prevista in setlist, ci delizia con la sua ricchezza strumentale e ancora una volta sa toccare i cuori dei fan spagnoli.

Ottanta minuti pieni di emozioni che ci hanno mostrato una Olsen in piena forma che non ha difficoltà  a cambiare e a trasformarsi da una canzone all’altra, senza mai perdere la sua proverbiale classe ed eleganza. Gennaio non è ancora terminato, ma abbiamo già  trovato un forte candidato alla palma di concerto dell’anno.

Photo credit: Jeff Marquis [CC BY]