Parte da Brescia la prima data del nuovo tour dei Calibro 35, esattamente il live di supporto al disco appena licenziato dal titolo “Monumentum”, il sesto della saga, interamente composto da brani originali. Nati più di dieci anni fa quasi come “divertisment“, andando a reinterpretare colonne sonore originali di polizieschi, centrarono subito nel segno, catturando l’attenzione sia di critica, che di pubblico.

Negli anni non hanno assolutamente perso smalto, anzi, hanno continuato ad esplorare sempre territori più sconfinati, festeggiando nel 2018 con il simbolico “Decade” i dieci anni di percorso, puntualissimi proprio la settimana scorsa sono ritornanati con il nuovo album. Dicevo, un trucco rinnovato per quello che potrebbe essere forse il loro lavoro migliore, già  plebiscito di critica in estasi un po’ ovunque, nonchè disco della settimana anche per noi. Una raccolta immensamente matura che bussa la porta all’Internazionalità , con inserti di hip hop avanguardistico sui soliti tappeti sonori tra il funk, il fusion, il prog con quel marchio di fabbrica inconfondibile dell’ensemble di stanza a Milano.

Sono sicuramente tra le proposte più tangibili, per portare fuori confine anche la musica made in Italy, sebbene abbia davvero poco di italiano.
Sono il classico gruppo da amare o odiare: la parola compromesso non esiste nel loro vocabolario e va ben oltre le aspettative la loro capacità  di catturare attenzione e concentrazione, per un live non certo in versione passeggiata, sia per loro che suonano, ma anche per chi ascolta, ve lo assicuro.

Anche ieri a Brescia è stato così, Latteria Molloy assolutamente sold out, stipata di gente in rigoroso silenzio, attenta e rapita dagli intrecci pionieristici dei 4 Calibro capitanati e diretti dal maestro Enrico Gabrielli, già  al fianco di decine di progetti italiani e della regina P.J. Harvey. Ho avuto anche l’occasione di godermi il concerto dal piano superiore, di fatto sopra le loro teste, addentrandomi ancora di più nei meandri di una tecnica sopraffina. Musicisti diplomati al servizio di una musica strumentale a tratti fastidiosa (che non sempre è da leggere con accezione negativa, attenzione!), a tratti ammaliante e che, come dicevo prima, odi e ami allo stesso tempo, ed è bello così.

Credit Foto: Chiara Mirelli