Lunga vita a Ian Masters e potremmo chiudere qui. Quando in carriera piazzi un disco così sei a posto, hai già  fatto la storia e non parlo solo dello shoegaze o del dream pop, no, qui si parla di storia della musica. Catalogare questo quartetto (all’epoca di questo disco ancora terzetto, visto che oltre a Masters c’erano Chris Cooper alla batteria e Graeme Naysmith alla chitarra) semplicemente con una parola o una misera etichetta è dispregiativo, oltre che riduttivo. I Pale Saints seppero plasmare il loro sound assorbendo emozioni oscure, crogiolandosi in sincera introspezione e sonica popedelia dall’animo wave. Capite bene che liquidarli come shoegaze è un vero e proprio delitto.

I punti fermi sono sicuramente da ricercare in gente come i Cocteau Twins, ma l’esordio dei Pale Saints è ricco di specchi deformanti e bagliori muscolosi, figli (padri?) di un indie-rock anni ’90, inaspettati, che rendono il suono magnificamente cangiante e liquido, in modo che ad ogni ascolto emergano nuove sfumature e ci si soffermi su qualcosa di non colto precedentemente. Masters raccoglie appunti e studia quello che gli sta intorno per rielaborarlo in una veste intensa e personale. Bravura rarissima questa, ve lo assicuriamo. Sapevano essere sonici e robusti, senza perdere mai di vita una limpidissima melodia, introspettivi e raccolti tanto quanto magnificamente visionari e psichedelici. In questo esordio la scrittura è così invitante e coinvolgente che lascia senza fiato.

“Way The World Is” parte con un rutilare ritmico che ti spazza via per poi inserire una chitarra degni degli House Of Love: roba che in brano hai già  inserito il post-punk e il nascente shoegaze con quella tinta pseudo romatica e suggestiva che la band di Guy Chadwick (almeno agli esordi) aveva in abbondanza. “You Tear The World In Two” è quella perfezione travolgente per cui gente come i Veronica Falls, oggi, avrebbero ucciso. Ma poi ecco l’anima dolce e splendidamente pop che emerge e ci lascia senza fiato, in lacrime, grazie a “Sea Of Sound” o il delicato sogno acustico/tribaleggiante di “Litle Hammer”. Vero e proprio dream-pop per andare alla deriva quello espresso da “A Deep Sleep For Steven”, ma i punti cristallini ed esaltanti sono quelli in cui sotto gli occhi la band si muove e si smarca dai tracciati. Prendiamo “Insubstantial”, candida e suggestiva in apertura e poi ecco le accelerazioni e il finale deragliante: che splendore. Per non parlare di “Time Thief” che proprio come un orologio impazzito vive di impennate e sospensioni da brivido, incastonate in una melodia trascinante. La doppietta “Language Of Flowers ” e “Fell From The Sun” ci porta a scuola di guitar-pop: due brani invitanti, accattivanti, così puri e perfetti nelle loro costruzioni che diventano pietre miliari ed esempi imperituri di songwriting perfetto. No, non mi sono dimenticato di “Sight Of You”. Figurarsi. Ma qui ci vorrebbe un trattato solo su questa canzone che è un diamante così prezioso che, ad ogni ascolto, ci si dovrebbe inginocchiare. Basso pulsante in una struttura circolare che abbraccia lucentezze e oscurità , interpretate con una suggestione vocale che incanta a dire poco: quando entra la chitarra ci si sente trasportati in paradiso, ve lo assicuriamo.

Capolavoro che ovviamente consigliamo di avere nella propria discografia casalinga, magari nella versione appena pubblicata dalla 4AD, ristampata e con un CD bonus con demo e Peel Sessions.

Pubblicazione: 12 febbraio 1990
Studio: Blackwing Studios
Genere: shoegaze
Lunghezza: 41:06
Label: 4AD
Producer: Gil Norton, John Fryer

1. Way The World Is
2. You Tear The World In Two
3. Sea of Sound
4. True Coming Dream
5. Little Hammer
6. Insubstantial
7. A Deep Sleep For Steven
8. Language of Flowers
9. Fell From The Sun
10. Sight Of You
11. Time Thief