Ancora lì, ancora sul pezzo, al nono album in studio, i Nada Surf.

Registrato al prestigioso Rockfield Studios [quello di “(What’s The Story) Morning Glory?”, per dirne uno] in Galles, la cosa da mettere in chiaro e premettere immediatamente è una, e pure semplice: non aspettatevi nient’altro che un disco, un bel disco, da Nada Surf.
Di power-pop (più che rock) genuino, che punta dritto su melodia e ritornelli che vogliono entrarti immediatamente in testa (vedasi l’opener “So Much Love”), su argomenti umani e semplici, senza strafare. Senza-assolutamente-strafare. Perchè lo stile di casa è quello, ed è pure giusto che sia così.
La quota di volo è tenuta ad altezza media, la velocità  di crociera altrettanto moderata, senza particolari cabrate, imbardate e beccheggi: la trazione, quella pur sempre, chitarristica ci mette il resto, la sezione ritmica accompagna fidata, gli orpelli minimi, che siano tastiere o cori. Ci sono sì momenti più delicati (“Mathilda”, specie in attacco) e si risente pure Matthew Caws col suo spoken, ancora una volta sarcastico, che ci riporta a “Popular”: ed è subito 1996.

Delizioso, melodico, appassionato, positivo, autentico: questo è, tanto basta a noi, e tanto basterà  sicuramente anche ai fan di vecchia data.