Avevo riposto delle discrete aspettative su questo nuovo lavoro del duo londinese, gran parte delle quali però disattese.

Dispiace, perchè Josephine Vander Gucht e Anthony West sono in grado di comporre del buon synth-pop tuttavia “No One Else Can Wear Your Crown” si rivela una occasione persa per spiccare il volo, per scalare quell’ultimo gradino e portare definitivamente e, giustamente, la coppia nello showbiz.

Attenzione, non siamo in presenza di un brutto full-length, anzi. Le dieci tracce homemade (16 nella versione deluxe), mixate con Cenzo Townshend  (Bat For Lashes, Christine & The Queens, Jungle), scorrono che è una bellezza una dopo l’altra e, probabilmente, è proprio in questo scorrere leggero che si rinviene il difetto maggiore dell’album.

Gli intrecci vocali di Josephine e Antony sono deliziosi e donano ad ogni brano quella sensuale atmosfera, anche negli episodi dove i synth si fanno sentire con più volume come nei singoli estratti “Hallelujah” ed “Happy”.

Oltre ai singoli citati ci sono brani come “Dust”, che ha il compito di aprire l’album, oppure “Drunk on you” che ben potrebbero diventare delle hit se non fosse altro che dopo averle ascoltate risultano facilmente dimenticabili.

Ripeto, il disco non è affatto brutto e alcuni episodi sono di assoluto valore come “Better now” dove si incontrano piacevoli arrangiamenti che testimoniano l’accurato lavoro svolto dal duo e, soprattutto, “How it goes” nella quale si adagiano un delicato sassofono su altrettante leggiadre note di piano.

Questo “No One Else Can Wear Your Crown” è avvolto da un pop elegante nel quale spiccano senz’altro i momenti più intensi manifestandosi con gli scambi amorosi del duo come nella dolce “In and out of love” ma anche in “Nothing but you” e nella traccia di chiusura “Nebraska”, mentre i violini di “I wish i never met you”riportano allegria al tutto.

In realtà , il disco si rivela sempre gaio anche quando suona silenzioso. Ma la semplicità  non sempre paga.