“Verde”, il nuovo disco di Jesse The Faccio, è uscito questo venerdì. Noi abbiamo sentito il cantautore per farci raccontare com’è nato il suo nuovo lavoro e anche quali sono oggi i suoi punti di riferimento. La poetica lo-fi di Jesse The Faccio è sicuramente uno degli esempi più interessanti di cantautorato di questi ultimi 2-3 anni e il suo lavoro è un esempio, che abbraccia stili e sonorità  a cavallo tra la canzone nostrana e il songwriting internazionale.

Questi ultimi due singoli usciti che legame hanno con il tuo primo disco “I soldi per New York”‘?

Nessun legame particolare, i soldi per New York non sono riuscito a farli, apriamo un nuovo capitolo!

I tuoi riferimenti sembrano legarsi molto ad artisti come Mac DeMarco, King Krule ecc. secondo te che presa sta avendo questo genere di artisti in Italia in questi anni?Perchè?

Penso che ormai siano ben arrivati anche in Italia e preso il pubblico in vasta scala, forse mancano alle ragazzine che ascoltano solo “indie” Italia, ma va anche bene così visto che l’indie in Italia ha un significato tutto suo. Il perchè è semplice perchè è un fenomeno mondiale e spaccano di brutto.

Qual è l’elemento che più di sta affascinando di questi tuoi primi anni di dischi, singoli e tour?

Le persone. è incredibile quanto ti possano far cambiare umore o dirti delle cose magnifiche, fare cose inaspettate. Con persone intendo tutti, chi collabora con me i miei amici e sopratutto le persone a caso che trovo in giro o semplicemente mi scrivono.

Che parola useresti per descrivere quest’anno per te?

Difficile, ma nuovo. Il primo vero anno che faccio musica così dentro al 100% ogni giorno tutto il giorno a pensare scrivere registrare parlare andare in giro a suonare. Spero di farlo ancora ed ancora.

Il tuo è un modo di fare musica leggero ma impegnato, profondo ma sempre puntuale e non banale. Quali sono le immagini che cerchi nel tuo immaginario quando scrivi qualcosa di nuovo?

Non cerco molto. Scrivo e basta semplicemente come esercizio anche poi a volte mi si parano in testa delle immagini che provo a descrivere o una frase che dice qualcun altro e magari me l’appunto, o se mi ispira qualcosa mentre sono in giro anche una sensazione che mi arriva cerco di buttarla giù in forma scritta. Successivamente arriva la musica e quindi la stesura del testo vero e proprio.

“Caviglie” è stato sicuramente un brano molto intimo. Ma cosa ti attrae poeticamente e profondamente di questa parte del corpo?

Più che le caviglie sono un mega fan dei piedi. Nel pezzo le caviglie sono usate come metafora dell’amore, della fragilità  di esso. Le mie caviglie scricchiolano molto.

Prima di salutarci raccontaci (se ti va) che sorprese stai preparando per i prossimi mesi.

Più che sorprese ormai sono certezze dai, arriva il secondo disco, VERDE (uscito questo venerdì), che racchiude tutti i singoli ed altri brani, guidati dal filo conduttore della speranza. Poi il tour.