di And Back Crash

Fondati nel 1976 da Kristy Wallace (in arte Poison Ivy Roarsach, attrice porno) e il di lei futuro marito Erick Purkisher (alias Lux Interior), conosciutisi durante un viaggio in autostop, i Cramps sono uno dei prodotti del mitico CBGB’s di New York, epicentro artistico dell’underground americano di fine anni ’70. Introdotto il misterioso Bryan Gregory alla chitarra e Nick Knox alla batteria, i quattro conobbero Alex Chilton dei Big Star, che nel 1979 produsse l’EP “Gravest Hits”, dove già  figuravano il cavallo di battaglia “Human Fly” e una cover schizoide di “Surfin’ Bird”. I loro infuocati show, performati senza bassista, e l’album d’esordio “Songs the Lord Taught Us”, uscito nella primavera del 1980, li resero velocemente una delle sensazioni musicali dell’epoca.

Attratti morbosamente dai grandi simboli della cultura pop americana, i Cramps si nutrono in modo maniacale dei classici del rockabilly (Carl Perkins, Jerry Lee Lewis, Elvis Presley e via citando), ne esasperano echi e riverberi e li imbastardiscono con i polverosi riff dei Sonics e un rovente piglio vampiresco à  la Screamin’ Jay Hawkins. Il loro improbabile garage-punk va oltre la lezione degli Stooges e regala gioielli come “TV Set”, sorretta dal battito tribale delle percussioni e dilaniata dalle abrasioni chitarristiche di Ivy e Gregory, che a malapena infilano due accordi in croce. Interior, dalla sua, scimmiotta i performer degli anni ’50 strillando sguaiato e perennemente arrapato.

Quando il gruppo aumenta il numero di giri, finisce per inventare di sana pianta un nuovo genere, che verrà  chiamato Psychobilly” Le cover di “Rock on the Moon” (Jimmy Stewart) e “Tear It Up” (Johnny Burnette) sono esilaranti e incandescenti pezzi da circo per luridi drive-in dove perdersi negli impulsi più lascivi. Uno dei segni distintivi del loro rock and roll scarcassato è proprio questa sessualità  epidermica ed ostentata: Lux Interior si spoglia, balla con i tacchi, si ubriaca sul palco e inghiotte microfoni, assalta qualche donzella per ottenerne le mutandine a guisa di trofeo. La sferragliante epopea di “Sunglasses After Dark”, uno dei vertici della New Wave newyorkese, viene annunciata da una distorsione che sembra un richiamo alle armi e si lancia a perdifiato in una nevrotica cavalcata a passo militare, frantumandosi di tanto in tanto in brevi e lancinanti jingle metallici. Sull’altro lato dello spettro, “Zombie Dance”, frenetico balletto punk per zucche vuote, eleva la loro inettitudine a manifesto artistico.

Non a caso, i Cramps sono tanto più irresistibili quanto meno si prendono sul serio: propulsa dai vocalizzi psicotici di Lux Interior, “Garbageman” è un surf-punk sgangherato venato di crudele ferocia; il suo alter-ego è “The Mad Daddy”, un brillante incrocio fra i Beach Boys e i Trashmen. L’intuizione musicale dei Ramones, quella secondo cui è sempre meglio passare da idioti che da intellettuali per ingraziarsi l’approvazione di entrambi, trova nella banda una nuova prospettiva dalle potenzialità  sconfinate. E’ con questo approccio disinvolto che “I Was a Teenage Werewolf” diventa un blues notturno per sbandati in cerca di sollazzo; quello più regolare del classico di Little Willie John, “Fever”, iniettato di un’allucinata pulsione erotica, chiude la partita in una languida dissolvenza cinematografica. La testarda regressione agli istinti primari più bradi giustifica l’amatorialità  dell’intera operazione con una coerenza artistica che ha pochi eguali tra i classici del periodo.

Perso Bryan Gregory, soggiogato dalla sua stessa instabilità  mentale, i Cramps vivranno una stagione lunga ed entusiasmante, pur senza l’aura satanica che caratterizzò questo primo lavoro. Il duo formato da Lux Interior e Poison Ivy diverrà  sempre più la parodia di se stesso, ma la loro discografia sarà  avara di cadute di stile. L’influenza sul garage e sull’horror-punk degli anni ’80 (insieme ai coevi Gun Club) e sul punk-blues dei ’90, dai John Spencer Blues Explosion in giù, sarà  funzionale all’ondata di revival più edulcorata che incendierà  il primo decennio del 2000 (dagli White Stripes ai Raveonettes) e che si è trascinata fino ai giorni nostri. Il recente caso discografico degli australiani Tropical Fuck Storm dimostra come i semi del rock and roll più luciferino siano duri a morire anche a distanza di oltre 60 anni, e come i Cramps meritino senz’altro un posto d’onore tra i grandi maestri del genere.

The Cramps – Songs The Lord Taught Us
Data di pubblicazione: 1 Aprile 1980
Tracce: 13
Durata: 37:53
Casa discografica: Illegal Records
Produttore: Alex Chilton

Tracklist:
1.TV Set
2.Rock On The Moon
3.Garbageman
4.I Was A Teenage Werewolf
5.Sunglasses After Dark
6.Mad Daddy, The
7.Mystery Plane
8.Zombie Dance
9.What’s Behind The Mask
10.Strychnine
11.I’m Cramped
12.Tear It Up
13.Fever