Inizio del nuovo millennio, i Pearl Jam sono da una decina d’anni una delle rock band più famose del globo; “Ten” gli ha permesso di ottenere la notorietà  ed il successo commerciale; “Vs” e “Vitalogy” sono caratterizzati da una buona dose di continuità  rispetto al primo lavoro, tentando, comunque, di diluirne le caratteristiche sonore, con un approccio più sperimentale e spigoloso; mentre “No Code” e “Yeld” tendono a distanziarsi ulteriormente e, per certi versi, a spiazzare lo zoccolo duro dei loro fan della prim’ora.

“Binaural”, il sesto album, rappresenta, in parte, un ritorno ai suoni più sporchi e più grezzi delle origini, andando a scavare, a pieni mani, in un mondo di atmosfere più ampio ed eterogeneo, che vanno dal punk al garage-rock, dal folk più lisergico e meditativo all’energia primordiale, vibrante e dirompente del rock “‘n’ roll, di cui il primo brano, “Breakerfall”, è impregnato.

L’inizio è, infatti, frenetico, folgorante e veloce, si lancia verso l’orizzonte come una freccia dalla punta infuocata: “God’s Dice” ed “Evacuation” sono semplici, ma dense di passaggi punkeggianti ed hard-rock; sono dirette, esplicite e coinvolgenti, mentre “Nothing As It Seems” si carica di oscurità  e malinconia; le chitarre si fanno più dolenti e taglienti, penetrando nell’intimità  profonda delle nostre emozioni più fragili e nelle nostre inquietudini quotidiane.

Il nervo è stato scoperto e quindi ora va stimolato; l’alternanza di suoni elettrici ed acustici di “Thin Air” affonda il dito nella carne viva, ne estirpa il veleno, per poi permettere alla seconda parte della successiva “Insignificance” di tornare ad iniettare nuovamente velocità  ed energia, purezza e tenacia, perchè, in fondo, lo scopo della musica è quello di aiutarci a guarire dalle nostre ferite; è quello di recuperare il tempo che abbiamo sprecato dietro aspetti, spesso inutili, macchinosi e superficiali delle nostre vite, perdendo di vista ciò che, invece, è fondamentale e duraturo. Lo scopo di questo disco è raggiungere l’agognata salvezza che prende forma e consistenza nella sua parte finale, nella quale i Pearl Jam toccano le corde più blues ed oniriche delle nostre anime. “Binaural” è un lavoro onesto e senza sovrastrutture o finalità  commerciali e radiofoniche, che tenta, semplicemente, di creare un forte legame con gli ascoltatori. Ritrovarsi assieme è, infatti, l’unico modo che le persone comuni ““ delle quali la band si sente assolutamente parte, nonostante la fama ed il successo ottenuti – hanno per vincere quel senso di disperazione ed angoscia che in “Parting Ways” diventa palpabile ed asfissiante, ma che solo la comunione d’intenti, lo scopo comune, la voglia di costruire ed il sentirsi parte di qualcosa di vero e essenziale, trasforma nel balzo emotivo che ci consente di riprenderci la speranza che avevamo smarrito.

Pubblicazione: 16 maggio 2000
Durata: 52:02
Dischi: 1
Tracce: 13
Genere: Hard-rock, Grunge
Etichetta: Epic Records
Produttore: Tchad Blake & Pearl Jam
Registrazione: settembre 1999 – gennaio 2000

1.Breakerfall – 2:20
2.Gods’ Dice – 2:26
3.Evacuation – 2:56
4.Light Years – 5:06
5.Nothing as It Seems – 5:22
6.Thin Air – 3:32
7.Insignificance – 4:28
8.Of the Girl – 5:07
9.Grievance – 3:14
10.Rival – 3:38
11.Sleight of Hand – 4:47
12.Soon Forget – 1:46
13.Parting Ways – 7:20