Difficile e nello stesso tempo facilissimo parlare di questo disco. L’ambivalenza nasce semplicemente dal fatto che questo “Grand Prix” è, a tutt’oggi, il mio album preferito degli eroi scozzesi e quindi la difficoltà  stà  proprio nel mantenere comunque una certa obiettività  nella scrittura. Sulla facilità , beh, se volessi mi basterebbe chiudere il discorso con la parola “capolavoro” e avremmo già  finito l’articolo.

Sta di fatto che qualche cosa su questo album immenso ve lo voglio dire, perchè non si sa mai che ci sia qualche nostro lettore che – non ci credo comunque! – non ha ancora avuto il piacere di assaporare e gustare con cura questa perla musicale.

I Teenage vengono da un disco come “Thirteen”, che li ha confermati magnifici epigoni dei Big Star, ma che non ha ricevuto tutti quei consensi critici che avrebbe meritato. Brendan O’Hare ha salutato tutti e ha cambiato aria. Che ci sia aria di novità  in casa TF? Sicuramente tutto il lavoro che caratterizzerà  “Grand Prix” non è certo frutto di chissà  quali cambi di rotta, quanto, piuttosto, di una perfezione certosina nelle melodie, una cura assoluta ai suoni e all’impatto emotivo e quel gusto, tutto scozzese, di creare una canzone che ti esalta, ma nello stesso tempo ti fa pure scendere la lacrima.

La parte del leone la fa l’immenso Gerard Love, a mio avviso mai così ispirato. “Sparky’s Dream” e “Don’t Look Back” sono gioielli guitar-pop d’inestimabile valore, in cui la perfezione è assoluta. Aria purissima, ossigeno che arriva dritto alla testa e da assuefazione immediata. “Discolite” è pimpante e accattivante, con il solito ritornello appiccicosissimo. Ma cosa possiamo dire della ballata “Going Places” che si muove morbida e carezzevole prima dei cori finali che, ogni volta, mi fanno piangere? Inarrivabile. Blake si muove in maniera meno evidente, con una delicatezza ’60s come “Mellow Doubt” e la ballata pianistica (con fiati eccelsi nel finale) “Tears” e, a conti fatti, sembra perdere la personale sfida con Love, salvo poi tirare fuori dal cilindro l’emozionante “I’ll Make It Clear” e sopratutto la pazzesca “Neil Jung”, tributo fin dal titolo.
Pure il buon McGinley si lascia coinvolgere dall’effetto bella scrittura e, oltre alla morbida “Say No”, trova il jolly con la circolare “Verisimilitude”.

Il finale flash, sporco e sonico, a nome “Hardcore” (prima della languida “Ballad”) ci riporta alla mente, per quei pochi secondi, pure i Teenage d’annata di “A Catholic Education”, cosa chiedere di più?

Morale della favola: se Grand Prix doveva essere, beh, i Teenage si guadagnarono la pole position della melodia e nessuno riuscì portargliela via. A mio avviso, anche a distanza di 25 anni, pochissimi sono riusciti ad eguagliare quella serie sublime di giri veloci.

Pubblicazione: 29 maggio 1995
Durata: 42:09
Dischi: 1
Tracce: 13
Genere: Rock alternativo, Power pop
Etichetta: Creation Records, Geffen Records

Tracklist:

About You ““ 2:41 (Raymond McGinley)
Sparky’s Dream ““ 3:17 (Gerard Love)
Mellow Doubt ““ 2:42 (Norman Blake)
Don’t Look Back ““ 3:43 (Love)
Verisimilitude ““ 3:31 (McGinley)
Neil Jung ““ 4:48 (Blake)
Tears ““ 2:43 (Blake)
Discolite ““ 3:07 (Love)
Say No ““ 3:12 (McGinley)
Going Places ““ 4:28 (Love)
I’ll Make It Clear ““ 2:33 (Blake)
I Gotta Know ““ 3:27 (McGinley)
Hardcore/Ballad ““ 1:48 (Blake)