Rubo, parafrasando, la battuta detta da Adolfo Celi, nei panni del professor Sassaroli in “Amici Miei Atto Secondo”: “‘Ahi ahi ahi ahi ahi, lo vede questo troiaio? Sono i The Tears!‘
Dopo 11 anni di separazione, nel 2005, la coppia Anderson/Butler, fondatori e compositori dei migliori pezzi degli Suede, si rappacificarono e decisero di formare una band farlocca con cui pubblicare nuovo materiale assieme. Dico farlocca perchè in realtà furono loro due a scrivere e decidere tutto, accompagnati da degli onesti strumentisti.
Dico troiaio, invece, perchè non solo il disco è, purtroppo, incolore e poco sentito, appiattito su canzonette pop dal sapore vagamente soul, ma brutta è anche la produzione di Butler, soprattutto delle sue chitarre, mai così plasticose e digitali. Ovvio che il giudizio negativo è condizionato dalle alte aspettative che i poveri illusi fan, come chi vi scrive, avevano sul duo. I due singoli estratti “Lovers” e “Refugees” si ricordano perlopiù perchè si canticchiano come i più fastidiosi refrain da classifica e, proprio come questi ultimi, sono facilmente dimenticabili.
Inoltre, essendo delle personcine squisite e per rimarcare il fatto che erano una “‘nuova band‘, dal vivo non eseguivano nessuno dei migliori brani d’annata che li avevo resi famosi ai più, se non per l’eccezione di una solitaria “The Living Dead” al festival di Glastonbury di quell’anno. Stucchevole invece che a Manchester abbiamo deliziato il pubblico con la cover di “This Charming Man” degli Smiths.
La puzza di operazione commerciale per pagare qualche debito è forte, ma, nonostante questo, i fan più devoti e irriducibili possono trovarvi del buono, parlo in particolare di due canzoni che un piccolo fremito me l’hanno procurato: la malata “Brave New Century” e l’epica “Apollo 13”. Poi, come da tradizione Suede, tra le b-sides si possono trovare l’interessante “Song For The Migrant Worker” (Lovers) e l’incantevole “Break Away” (Refugees).
Peccato che l’unica vera perla (a mio parere s’intende) del confusionario esperimento dei Tears non sia mai stata pubblicata e, credo, nemmeno registrata in studio, cercatela sul tubo, si chiama “Europe After The Rain”, forse è l’unica che vale la pena ascoltare e ricordare.
Pubblicato: 6 giugno 2005
Registrato: 2 khz Studios, RAK Studios, Alsatian Nation London
Genere: Alternative rock
Lunghezza: 52:52
Label: Independiente
Produttore: Bernard Butler
Tracklist:
“Refugees” ““ 2:51
“Autograph” ““ 3:31
“Co-star” ““ 4:01
“Imperfection” ““ 4:42
“The Ghost of You” ““ 4:57
“Two Creatures” ““ 3:57
“Lovers” ““ 4:03
“Fallen Idol” ““ 3:39
“Brave New Century” ““ 3:44
“Beautiful Pain” ““ 3:46
“The Asylum” ““ 3:53
“Apollo 13” ““ 5:34
“A Love as Strong as Death” ““ 4:14
“Southern Rain” (Japanese only bonus track) ““ 4:23
“Song for the Migrant Worker” (Japanese only bonus track) ““ 4:02