Strano – quasi isterico – l’incipit di “Vuoto“, il nuovo singolo di Alfiero che a forza di chitarre spianate, sonorità  e concetti ai limiti del punk racconta il disastro generazionale di una leva di mutilati e inabili all’assunzione di consapevolezza.

Insomma, il vuoto di cui il cantautore di Terracina racconta è quello che rode dall’interno il castello delle certezze, costruito su fragili steli di risposte accumulate attraverso precise educazioni sentimentali finalizzate più a renderci soli, nell’unicità  della nostra emotività , che a farci scoprire – come direbbe Truppi – che non esiste bellezza senza condivisione. Il concept minimal del brano lascia ampio spazio allo slancio vocale di Alfiero, come muezzin dalla sua torre d’avorio scruta l’umanità  e se stesso con scrittura pungente, decisa e scevra da ogni forma di pedissequa riverenza a ciò che il mercato oggi chiede: tanti anni Novanta, dentro “Vuoto”, con accenni nelle liriche alla scena indipendente post CCCP, senza però perdere di leggerezza vocale nello slancio poderoso della riflessione esistenziale.

Insomma, si può ancora fare pop senza diventare, a tutti i costi, superficiali.   Che leggerezza, come direbbe il buon Calvino, non vuol dir superficialità , ma planare dall’alto sulle cose.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Ho scritto questa canzone non molto tempo fa, l’ho scritta quasi di getto, è uscita fuori come un fiume in piena! Volevo riempire dei vuoti e renderli un opportunità . Alla fine è uscito questo brano che vi farò ascoltare dal 21/07/2020 Artwork @studiolazaro @seituttopress #tendarossa #newsingle #alfiero #nuovosingolo #terracina #indie #rock #cover #explorepage #luglio

Un post condiviso da Alfiero (@_alfiero_) in data: