Anche nelle migliori famiglie come IFB ci sono pareri discordanti su certi dischi. Di solito ci fidiamo e accettiamo il verdetto del nostro recensore, ma per certe uscite molto importanti e in grado e di dividere la critica, abbiamo pensato a un diritto di replica, una seconda recensione che potrebbe cambiare le carte in tavola rispetto alla precedente. A voi scegliere quella che preferite”…

Leggi ‘l’altra faccia’ della recensione di “A Hero’s Death” dei Fontaines D.C.

Fontaines D.C.A Hero’s Death
[ Partisan – 2020 ]
genere: punk-pop, alternative rock

VOTO OTHER SIDE: 5

Ho impiegato un po’ di tempo per liberarmi dalla sensazione che fossero le  aspettative che mi ero creato sul secondo album dei Fontaines D.C. ad influenzare il mio approccio, una volontà  razionale di liberarmi da ciò che mi aspettavo perchè, nonostante i ripetuti ascolti, la delusione per il nuovo lavoro di una band nella quale avevo riposto grandi speranze era forte.

Non nego che da loro mi aspettavo un grande regalo che animasse questo anno musicale, invece ecco che passaggio dopo passaggio, tutta la speranza che avevo riposto in questi talentuosi ragazzi si è trasformata in una delusione.

Questa delusione, tipo quella che si ha ricevendo per regalo un paio di guanti a Natale, si trasforma in irritazione, leggendo in giro le recensioni e i commenti sui social, un mondo nel quale troviamo una quasi unanime, e a mio avviso ingiustificata, esaltazione, una musicale espressione del comportamento del gregge alimentata da una gara a paragonarli a questo o quel gruppo, senza che, almeno stavolta, i Fontaines D.C. riescano ad eguagliarli almeno in un brano.

Sono consapevole che porsi fuori dal coro può essere facilmente criticabile, e che può sembrare un giudizio eccessivamente duro, ma non riesco a trovare motivi di esaltazione per un album tutto sommato piatto, con assenza di episodi che accendono scintille e brani facilmente dimenticabili.

C’è qualcuno che li ha paragonati ai Joy Division, (che un qualsiasi dio simpaticamente lo fulmini), o chi ha scomodato la chitarra di Marr, (e qui finiamo nel tragicomico), ma la verità  è che i Fontaines D.C. in questo nuovo lavoro non alzano il tiro, si muovono in una paracula comfort zone, esprimendo e sviluppando la parte meno interessante del loro primo lavoro “Dogrel”, mostrando un preoccupante limite che spero riusciranno a superare nei prossimi lavori.

La cosa incredibile è il generico consenso che ricevono, non dico che non siano una giovane band molto valida, ma nella loro musica non c’e’ novità , esprimono un sound già  ascoltato e digerito, non c’e’ una vera freschezza compositiva e melodica, le linee sono state già  ampiamente affrontate da altre band. Non è qui che però voglio arrivare, inutile sofermarsi sulla novità  di un sound, volevo invece sottolineare come, rispetto all’esordio, non riescano a realizzare brani da ricordare o capaci di diventare iconici.

I pezzi che avevano annunciato l’uscita dell’album non erano tutto sommato entusiasmanti, ma comunque mi ero immaginato che nell’ascolto intero del disco avrei trovato il modo per dare un senso al tutto, magari con canzoni che fossero maggiormente coinvolgenti e capaci di far scattare quella scintilla tipica delle grandi song, chi la prova sa di cosa parlo.

Purtroppo l’album non accende nessuna scintilla: a tratti pretenzioso, a tratti scontato, quasi mai coinvolgente, in alcune situazioni incredibilmente vecchio e poco coraggioso, anche senza energia verrebbe da dire, preferendo un certo ermetismo stantio a quell’intensità  che potevano mettere in campo. Ascoltandolo bene emerge una carenza di idee e si nota come gran parte delle cose migliori vengano da quelle che, generalmente, sono le seconde linee.

“I Don’t Belon ” è un buon inizio, uno dei brani migliori, per quanto la chitarra si sviluppi in percorsi già  sentiti in altri brani, mentre “Love Is the Main Thing” è un tentativo poco riuscito, incapace di affascinare.

” Televised Mind ” ha nella batteria la cosa migliore ma nell’insieme il brano non entusiasma, cosi come “A Lucid Dream” dove comunque tutto sembra più interessante, meglio “You Said”, in cui la band si muove in modo diverso, abbassando i ritmi e scegliendo una linea melodica che, per quanto non originalissima, dimostra comunque un po’ di coraggio, uscendo dalla comfort zone.

“Oh Such a Spring”   è un brano lento nel quale qualche coraggioso, come facevo notare sopra, ci ha rivisto la chitarra di Marr, io non solo non la vedo, ma, a mio avviso, è un brano che non avrei inserito se non in qualche lato B. Finalmente arriviamo a “A Hero’s Death”, singolo principale che più che salvare l’intero lavoro ne sembra essere il perfetto riassunto: abbastanza piatto e deludente.

Era quello che vi aspettavate dai Fontaines D.C.? Per quanto mi riguarda no. La mancanza di coraggio dei ragazzi la trovo imperdonabile. Soddisfatti quindi? Non so per voi ma per me la risposta può che essere solo il titolo del brano meno riuscito, che tra l’altro ha il compito di chiudere l’album, ovvero “No”. Buona la prossima, speriamo.