Aristotele affermava che le arti, in particolare la tragedia, servissero a elevare le coscienze e gli animi degli spettatori. Il processo è semplice: si assiste a un’opera d’arte, si riconoscono i propri peccati e angosce che vi sono rappresentati, e se ne esce più consapevoli di prima. è un percorso catartico, purificatorio, che spesso porta alla maturazione e al sollievo anche dei cuori più in conflitto. Se non avete mai provato un’esperienza del genere, dovreste decisamente ascoltare “Dreamland” dei Glass Animals.

Uscito il 7 agosto, il terzo album della band di Oxford non poteva rivelarsi una sorpresa migliore. C’è chi si aspettava un ritorno al primo disco “Zaba”, chi auspicava un lavoro simile a “How To Be Human Being”: ebbene, sappiate che avete ottenuto entrambe le cose ““ ma al contempo nessuna delle due. Per intenderci: di “Zaba” sono stati ripresi diversi suoni e ritmi, che magari inizialmente passano inosservati ma in tracce come “It’s All So Incredibly Loud” diventano decisamente più evidenti. Anche dal secondo album è stata ripresa la componente musicale, ma ancor di più quella testuale: se “How To Be A Human Being” è un insieme di storie di cui la band è venuta a sapere quasi per caso (“Agnes” a parte), “Dreamland” è decisamente più consapevole. Dopo un grave incidente del batterista Joe Seaward, infatti, il frontman Dave Bayley ha avuto l’occasione di buttarsi nella parte più oscura e triste dei suoi ricordi, tirando fuori dodici pezzi che formano un viaggio coerente ma sperimentale, come ogni lavoro della band.

Si può dire, in un certo senso, che il protagonista di questo album sia proprio Bayley. Dopo la titubanza a pubblicare una canzone altamente personale (la sopracitata “Agnes”, appunto), eccolo con un album che ruota intorno alla sua vita. Se anche le canzoni sono riflessi di varie esperienze del cantante, però, non è esagerato dire che le possiamo ritenere valide universalmente. La scrittura di Dave è semplice, forse più chiara rispetto ai due lavori precedenti, ma sa colpire immediatamente al cuore. Sa prenderlo con la sua voce, in certi casi strapparlo proprio (si senta “Domestic Bliss”) per poi rimetterlo al proprio posto. “Dreamland” è un percorso che come messaggio finale ti vuole lasciare spiazzato, ti vuole far rivedere e toccare con mano ogni trauma vissuto nella tua vita.

Sono tutti brani che, come anticipato nel brano di apertura che dà  il nome all’album, ti vogliono far chiudere in te stesso (“make you feel like that song that just unopened you”). “Dreamland” è da ascoltare da soli con gli occhi chiusi, magari dopo qualche bel respiro, senza fare nient’altro.

Ad aprire le danze è per l’appunto la delicata “Dreamland”, brano dai toni sognanti che nel testo anticipa vari punti dell’album, come “Space Ghost” e la storia da cui prende spunto: quella di un vecchio amico d’infanzia del cantante, colpevole di aver tentato una sparatoria a scuola. Sorpresi? Vi ricordiamo che Bayley è comunque nato e cresciuto in America.

A seguire “Dreamland” c’è “Tangerine”: un brano all’apparenza leggero e divertente, ma nel mondo musicale ormai si sa bene che più una canzone è allegra più il significato che vi è dietro è malinconico. Tra registrazioni di bambini che giocano e riferimenti agli anni Novanta (“as focused as Mr Miyagi”, ve lo ricordate “Karate Kid”?), “Tangerine”  ovviamente non è da meno. La storia è semplice: è un brano rivolto a qualcuno che una volta ci era particolarmente vicino, ma che poi è cambiato per vari motivi (in primis, il dio denaro). Si desidera quindi di tornare al rapporto di prima, quasi con disperazione, per poi rendersi conto che non è davvero possibile. Ci sono quei piccoli momenti in cui però tutto sembra tornare alla normalità , quando negli occhi dell’altra persona sembrano risplendere piccole chiazze arancioni ““ come mandarini, guarda caso ““ a indicare che non tutto è perduto.

Una delle sorprese più grandi dell’album, insieme alla lenta ma sensuale “Hot Sugar”, è decisamente “Space Ghost Coast To Coast” (sì, fa riferimento proprio a quel cartone della Hanna-Barbera). A riguardo, Bayley ha affermato che è stato molto influenzato dai beat di Dr Dre, e dal risultato si vede decisamente. è un brano dove sono i bassi a comandare, che creano qualcosa di potente ma non troppo estremo. Uno di quei pezzi che ti farebbero ballare allo sfinimento anche se non ne hai voglia, insomma.

Completamente diversa è “Melon And The Coconut”, particolare per i toni Lo-Fi e ambient che fanno da padrone. E per il fatto che tratti di un melone e un cocco che si vogliono lasciare, ma quello è un altro discorso. Non risulta difficile pensare che sia stata registrata in un’ora sola, ma forse la sua semplicità  è davvero considerabile come un punto di forza.

In tutto questo, i brani sono intervallati da alcuni filmini (quattro, per essere precisi) di Bayley bambino, registrati dalla madre. All’apparenza potrebbe sembrare che non c’entrino molto, ma se si pensa che questo è un album in cui la nostalgia fa da protagonista (e da qui i numerosi riferimenti all’estetica e ai programmi tipici degli anni Novanta), questi brevi video assumono un significato completamente diverso.

“Dreamland” si chiude con “Helium”, a detta della band il brano per cui il percorso compositivo è stato il più lungo e difficile tra tutti. è infatti un pezzo che non è semplice identificare al primo ascolto, perchè cambia continuamente toni e melodie. Tra falsetti (che ricordano appunto l’effetto dell’elio) e sussurri, è un brano che sembra rappresentare l’andamento della vita tra alti, bassi, e cambiamenti inaspettati. A metà  del brano, infatti, sembra ricomparire (in maniera diversa, ma è evidente il riferimento) la prima traccia “Dreamland”, come a indicare un cerchio che si chiude e coincide perfettamente tra inizio e fine.

Come detto all’inizio, l’album “Dreamland” è un’esperienza catartica. Costringe a guardare dentro di te fino in fondo e uscirne più leggero di prima, e per questo è un disco che vuole dare un messaggio di grande speranza. Vuole infatti ricordare all’ascoltatore che sì, la vita è fatta di momenti migliori e altri peggiori (e a volte gli uni prevalgono sugli altri). Sua intenzione finale, però, è cercare di lasciarci vivere senza il peso costante del passato addosso, dei dolori e dei traumi vissuti: insomma, “Dreamland” è imparare a chiudere se stessi per riaprirsi migliori al mondo e, magari, alla felicità .


Photo: Pooneh Ghana