Lianne La Havas è tornata ed ha deciso di farlo, non a caso, con un self titled album. “Lianne La Havas”, infatti, si presenta al mondo come uno specchio della vulnerabilità  e della crescita personale della cantante. Una lunga storia di distanza e delusioni, di cambiamento e maturazione, ogni brano del disco è una lacrima versata a testa alta e poi sapientemente trasformata in tesoro musicale da La Havas.

Il terzo lavoro dell’artista londinese ha una trama agrodolce, racconta in primo piano una delusione amorosa, ma affonda anche le proprie radici nel cambiamento ed in un metaforico, quanto reale, ritorno alle origini. “Lianne La Havas” parla di trasformazione personale, ma sottolinea anche una presa di coscienza artistica che, ad un certo punto, lo ammetto, ho temuto non sarebbe più arrivata dopo il secondo disco “Blood”.

L’album si apre con “Bittersweet”, un vero e proprio schiaffo in faccia che mette le cose in chiaro fin da subito: “No more hanging around, oh”. La cantante lo dice con una fermezza assoluta, dopo infiniti dubbi, dopo essersi tracassata fino allo stremo, ha preso la sua decisione e adesso non si torna indietro.

“Paper Thin” è un pezzo che parla di sofferenza e lo fa in un modo schietto e trasparente che a tratti ricorda la pacatezza del gentile canto di Corinne Bailey Rae. Con un arrangiamento sobrio, ma esattissimo, la cantante racconta il proprio cuore infranto e la propria relazione fallita. Si espone completamente. Facendolo nel modo in cui lo fa, La Havas riesce a rendere la propria storia accessibile al pubblico e ci fa sedere in prima fila mentre ci racconta, con voce a tratti spezzata, dettagli delicati e personali, mischiandoli ad un vero e proprio flusso di coscienza.

“Weird Fishes”, cover di un brano dei Radiohead, è probabilmente l’unico passo falso dell’album. Un pezzo che non convince del tutto e che, per quanto ben eseguito, stona con la sincerità  viscerale ed autobiografica che caratterizza il resto del disco.

In “Sour Flower”, invece, l’artista canta col cuore in mano e l’onestà  arriva dritta e inverosimilmente precisa sino all’ascoltatore, proprio come una freccia dorata scoccata da mille miglia di distanza. La canzone è un vero e proprio manifesto dello stato mentale della cantante, è una presa di consapevolezza che la rende forte e fiera. Lianne La Havas canta “I’m done settling for so much less than I knew I deserved” e l’ascoltatore non può che crederle se afferma di essere decisa a voltare pagina.

“Lianne La Havas” è un album che non esito a definire come cruciale per la carriera dell’artista. Un lavoro completo, che non mette in mostra unicamente le abilità  di chitarrista e le incredibili doti vocali di La Havas, ma che mostra anche quanto la cantante sia capace di spingersi a fondo e di prendere consapevolmente le redini della propria arte.