Se credete che non sia possibile rimanere per sempre giovani senza morire prematuramente non avete mai ascoltato i  Sonic Youth.
Il corpo umano è organico e col trascorrere del tempo si deteriora. Tutti veniamo travolti dall’incedere del tempo che attraversa e affievolisce la vita dentro di noi.
Questo è naturale, MA, l’essenza artistica, lo spirito, la voce degli strumenti (voce compresa), il pensiero dietro ad ogni composizione dei  Sonic Youth rimangono quelli di un gruppo di giovani ragazzi newyorkesi senza età  ma GIOVANI, eternamente giovani.

I  Sonic Youth  hanno rivoluzionato la musica rock globale in un decennio (gli anni ’80) dove sono cambiati i linguaggi musicali, riuscendo a far germinare le.proprie idee in un bacino sotterraneo dal quale fioriranno poi infinite band negli anni ’90. La musica dei Sonic Youth  è una no wave  rumoristica intinta nel  post punk, suonata con chitarre scordate e incursioni avanguardistiche che ricevono influenze da altri campi artistici, come ad esempio le arti visive; il tutto nel suo insieme riesce a formare un nuovo scenario musicale, intellettuale e colto, ma con entrambi i piedi infilati nell’immondizia di un cassonetto in un vicolo di Brooklyn.

Nonostante i  Sonic Youth  facessero (ottima) musica da inizio anni ’80, il  boom  di fama è arrivato con circa 10-12 anni di ritardo grazie all’album “Experimental Jet Set, Trash & No Star” del 1994, un disco che francamente non vi segnalerei tra la ricca discografia dei  Sonic Youth. Fatto sta che negli anni ’90 la band di  New York City  viene “riscoperta” da un pubblico più vasto ed eterogeneo, anche per via dell’accostamento inappropriato allo straripante grunge  di quegli anni, ritrovandosi a fare addirittura da headliner  al  Loolapalooza festival nel 1995.
Il disco dei Sonic Youth  che uscì il 26 settembre del 1995 fu accolto con cautela dai  fans  di vecchia data della band di “Bad Moon Rising”, che si misero i guanti e inforcarono gli occhiali con aria sospettosa prima di maneggiare il nuovo lavoro della band  di  Thurston Moore,  Kim Gordon  e Lee Ranaldo. Il sollievo fu immediato. “Washing Machine” è un album difficile, indigesto per il grande pubblico, un album che musicalmente torna alle origini pur rimanendo attuale nella dimensione compositiva e soprattutto capace di arricchirsi della maturità  dei due neo genitori Thurston  e Kim. Il suono è elettrico e sperimentale, con una punta di psichedelia che verrà  poi approfondita e trattata con più attenzione nel successivo album del 1998 “A Thousand Leaves”.

“Washing Machine” è un disco particolare e molto vario grazie anche a pezzi come “Unwind”, una ballata di rara bellezza e inedita per i Sonic Youth, e “Little Trouble Girl”, un brano curioso che incanta con la doppia voce femminile del duo  Kim Gordon  e Kim Deal  dei  Pixies  che, insieme a Melissa Dunn  e Lorette Velvette, dà  forma a un coro magnetico che conferisce al brano un piacevole effetto collegiale.

“Washing Machine” compie oggi 25 anni. La sua immacolata freschezza non si è sciupata e questo sicuramente grazie all’approccio che i Sonic Youth hanno sempre avuto al concepimento dell’arte, che forse mai come in questo particolare frangente artistico è stato così diretto e partecipato umanamente dai propri autori.

La lavatrice dei  Sonic Youth  funziona ancora benissimo nel 2020 e la sua garanzia scade all’infinito.

Pubblicazione: 26 settembre 1995
Durata: 68 min
Tracce: 11
Etichetta; DGC
Produttore: Sonic Youth e John Siket

Tracklist:
1. Becuz
2. Junkie’s Promise
3. Saucer-Like
4. Washing Machine
5. Unwind
6. Little Trouble Girl
7. No Queen Blues
8. Panty Lies
9. [untitled]
10. Skip Tracer  (Sonic Youth e Leah Singer)
11. The Diamond Sea