C’era bisogno di mettere insieme tanti pezzi da novanta per un album di cover? A detta di tanti illustri colleghi recensori, soprattutto d’oltremanica e d’oltreoceano, evidentemente no visti i commenti non troppo entusiastici riferiti a questo nuovo gruppo.

Mah, non sono d’accordo. Secondo il mio modestissimo parere non certo illustre come i sopra citati, non si è centrato il senso che sta alla base di questo progetto ovvero quello ludico e giulivo. E si, perchè i componenti di questo supergruppo si sono divertiti un casino prima ad omaggiare i Beatles alla festa di compleanno di Jamie Davis a Los Angeles e si stanno divertendo ora proponendo, con questo “You’ve Always Been Here”, undici tracce per trenta minuti di sano e semplice rock ‘n’ roll con divagazioni northern soul e niente di più. Forse è qui che si trova il difetto? Se l’obiettivo prefissato era quello di divertirsi e far divertire, allora è più che centrato e, infatti, basta vedere le tiratissime performance live intrattenute nei piccoli locali per avere un’idea del mood generale.

I Jaded Hearts Club sono una super band che ha iniziato solamente per il puro godimento di suonare insieme, fuori dalle logiche commerciali dunque, dando peraltro il proprio contributo a giuste cause in ambito sociale come in occasione del Teenage Cancer Trust del 2018 al Royal Albert Hall insieme a Nile Rodgers and Chic, Roger Daltrey, Def Leppard e, soprattutto, al leggendario 100 Club di Londra a giugno scorso per sostenere il Shooting Star Children’s Hospices, ente di beneficenza per bambini.

Ed ecco quindi che Miles Kane dei Last Shadow Puppets, Nic Cester  dei Jet, Matt Bellamy  dei Muse (basso e voce), Graham Coxon dei Blur, Jamie Davis (chitarra), e Sean Payne dei The Zutons (batteria), hanno deciso di sprigionare energia ed impacchettare queste tracce del passato tra successi e rarità  che includono brani di Vera Lynn con la cover del 1939 “We’ll Meet Again” affidata all’inconfondibile interpretazione di Bellamy in apertura prima che il coinvolgente sound prenda il sopravvento, che si predilige nelle successive “Reach Out I’ll Be There” cover del 1966 dei The Four Tops lasciata a Nic Chester che si diverte pure interpretando Marvin Gaye con “This love starved heart of mine (It’s killing me)”, in “Long and Lonesome Road”, nella bellissima “Why When the Love Is Gone” e soprattutto nell’immortale “I put a spell on you” pezzo del 1956 di Jalacy “Screamin’ Jay” Hawkins.

Il disco tira dritto come un treno in corsa (registrato in presa diretta), diverte, intrattiene anche quando la palla passa a Miles Kane come nella frizzante cover del 1960 “Nobody but Me” degli Isley Brothers o in quella hard di Richard Berry “Have love will travel” o, ancora, in “Love’s gone bad” di Chris Clark del 1966.

Insomma, un album da avere nel proprio player, un disco carico di leggiadria e spensieratezza dal sound orecchiabile e adatto in tutte le circostanze.

Buon divertimento!

Photo credit: Raph_PH, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons