Qualche settimana fa, sono inciampato in un disco diverso dagli altri. Fin dal titolo dell’album, ho capito che c’era qualcosa che lo rendeva speciale, differente, enigmatico; “Eclissi e albedo” ha conquistato la mia fiducia sin dalle prime parole della sua prima canzone, incollandomi all’ascolto di un lavoro complesso, sfaccettato, impegnativo. I testi di Millepiani celavano in piena luce echi di filosofia e letteratura, con un monte-riferimenti tale da farmi spaventare della mia ignoranza; poi, pian piano, ho capito che non era colpa mia ma dell’autore, che insomma, doveva essere davvero un geniaccio.

Per non farmi mancare nulla (e sopratutto per allontanare da me l’onta dell’ignoranza) ho deciso di fare qualche domanda a Millepiani, per sapere in qualche Universo parallelo ha vissuto negli ultimi anni, prima di partire un’epopea come “Eclissi e albedo“, il suo disco d’esordio da solista di cui abbiamo recentemente parlato anche in qualche sperduto bollettino del weekend.

Ciao Millepiani, domanda spaccaghiaccio per partire: come stai, all’alba di questo esordio discografico?

Mi sento davvero felice! Il disco ha avuto una genesi molto lunga, sia in fase di scrittura che di produzione, ed ora che finalmente è entrato nel mondo reale mi godo questa uscita osservando curioso questa creatura che ha iniziato a muovere i suoi primi passi e a vivere di vita propria. Ci ho messo tutto me stesso nel comporlo, senza compromessi, senza pensarlo come un prodotto discografico ma come un lavoro che mi descrivesse artisticamente”… ed è venuto proprio come lo volevo!

Vieni da un percorso lungo e variegato, destreggiandoti tra arte figurativa e band rock. Da cosa nasce la necessità  di un progetto solistico?

Dopo tanti anni di musica con i Plumbago mi sono reso conto che avevo voglia di dire cose nuove, cambiando linguaggio e anche stile. E’ stata come una rinascita. Avevo voglia di uscire dal ben collaudato sound elettrico rock e sperimentare nuove sonorità  più attuali. Le arti figurative mi hanno influenzato ovviamente molto, l’arte contemporanea in modo particolare, per il suo raccontare lavorando per sintesi e per sottrazione; trovo che abbia molto in comune con il mestiere del cantautore che compone e scrive cercando l’alchimia giusta tra la nota e la parola.

Ti ricordi il giorno in cui hai scritto il primo brano del disco? Avevi già  chiaro un concept ben preciso, oppure è stata una costruzione in itinere?

Era un giorno d’estate, in veranda, avevo appena ritrovato una vecchissima chitarra arrugginita nella soffitta dei miei, un vero cimelio fermo da chissà  quanti anni. Zerosette era il suo nome, una chitarra fatta in Italia negli anni 70, ho iniziato a provarla e aveva un suono terribile. Però mi veniva sempre questo giro di accordi e una melodia che non mi lasciavano, continuavano a girarmi in testa… così è nata “Eclissi e Albedo”, da lì è partita l’idea del disco, di un viaggio intellettuale ed emotivo nei meandri dell’anima umana, in questo caso la mia.

“Eclissi e albedo” apre le danze di un disco fatto di riferimenti letterari e poetici. Ci parli un po’ meglio di questo brano, e in generale del disegno complessivo di un disco complesso?

“Eclissi e albedo” racconta una relazione di coppia, forse sono proprio i due protagonisti della canzone: Eclissi è una ragazza che ha i suoi momenti bui e i suoi alti e bassi per cui ogni tanto pare eclissarsi prima di mostrarsi in tutto il suo splendore femminile e magico. Albedo invece è un tipo strano, molto meditativo e introverso, talvolta eremitico, che vive di luce riflessa, cioè si illumina solo se è un’altra persona che per lui è una fonte di luce ad illuminarlo. La canzone parla anche del fatto che ogni essere umano in fondo agisce nel solito modo e prova le stesse emozioni: i nostri comportamenti, anche se ci crediamo originali o unici, sono riscontrabili in tutti gli esseri umani con le stesse modalità , dai gesti ai rituali, ai pensieri, alle pulsioni. Nel ritornello si cita anche un testo di Gilles Deleuze: “Differenza e ripetizione”, una pietra miliare della filosofia del secolo scorso, Deleuze è l’autore che ha scritto, tra l’altro, quel libro incredibile e visionario che è “Mille Piani“, insieme a Felix Guattari. Il disco nel suo complesso può essere considerato un concept album, un viaggio introspettivo e onirico nell’interiorità  e nella ricerca di se stessi. Per questo motivo ho preso una decisione controcorrente, ovvero di far uscire subito tutto l’album senza anticipare singoli: volevo che venisse percepito come un lavoro unico, seppur costituito da pezzi che hanno una loro indipendenza e unicità .

Oggi più che mai il linguaggio pop sembra essersi rarefatto nei limiti di un semplicismo spesso fin troppo banalizzante. Nella tua scelta di utilizzare un lessico più aulico e complicato sta forse il quid essenziale di tutto il disco; non ti fa paura l’idea di non arrivare a quel pubblico così disabituato ad un ascolto impegnato?

Credo che il disco abbia diversi livelli di ascolto, lo puoi fruire come una playlist di brani pop da ascoltare in auto oppure scavare tra i vari piani interpretativi dei testi, dal filosofico al letterario, dal favolistico al quotidiano. Spero che il pubblico possa apprezzare entrambi questi aspetti!

Quali sono le principali influenze di Millepiani?

Sicuramente a livello testuale la poesia di Montale, i romanzi di Borges e Calvino, Asimov e Dick, la filosofia di Deleuze e Guattari, Heidegger, Severino, Nietzsche e Parmenide, Graves e Vernant. Musicalmente sono molto legato agli anni 70, alla psichedelia e al prog e ovviamente al cantautorato italiano. Ascolto anche molta musica elettronica, da Alva Noto a Sakamoto e mi piace molto l’attuale scena elettronica italiana. I miei riferimenti cantautorali invece riguardano soprattutto la ricerca testuale e i miei preferiti di sempre sono i classici del passato Paolo Conte, Battiato, Fossati.

E ora, cosa c’è in cantiere?

Il prossimo disco, naturalmente! Sarà  un concept album basato sul concetto di Universo e di microcosmo esistenziale.

 

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Eclissi e Albedo è fuori ovunque su tutte le piattaforme! Il disco, otto tracce, è stato prodotto negli studi de @laclinicadischi da @elle.ottantasete, con la collaborazione di @altrovealtrove e Giacomo Lomasti. Ufficio Stampa: @worilla.press. Artwok by @natasciabq

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