C’è chi dice che lo shoegaze abbia una data di nascita scritta a penna sul certificato di battesimo e che quella data sia: 18-11-1985. Il giorno in cui è uscito “Psychocandy”, disco d’esordio dei The Jesus And Mary Chain, che oggi di anni ne fa trenta. Non lo sapevano mica i fratellini scozzesi Jim e William Reid che insieme al bassista Douglas Hart e alla minimale batteria di un certo signor Bobby Gillespie (meglio noto come voce dei Primal Scream) avrebbero dato il via a una piccola rivoluzione, di quelle che durano nel tempo. “Psychocandy” è una caramellina avvelenata che in quattordici brani e quasi trentanove minuti frulla e mette insieme un bel po’ di influenze e tradizioni. Distorsione e feedback, melodia rivestita di rumore e immagini rock n roll (vedi “The Living End”) condite da ironici versetti pieni di sottintesi tipo quelle due righe di “It’s So Hard” cantate da William Reid che fanno: “It’s so hard / To get love / Jump and push and shove / To get the hand in glove“. Morrissey aveva i gladioli, queste sono le primule di Reid & Reid.

“Psychocandy” ispirato in parti uguali dal punk, dai Velvet Underground, dalle Ronettes, dagli Stooges, dagli Einstà¼rzende Neubauten e da quelle due o tre band anni ottanta che ai fratelli Reid non facevano troppo schifo (tipo Birthday Party e Echo And The Bunnymen). Registrato in sei settimane sotto la protezione di un ex tassista chiamato John Loder che aveva iniziato producendo i Crass e avrebbe continuato a dare una mano a Big Black, Fugazi, Shellac, Slint. I The Jesus And Mary Chain avevano da poco firmato per la Blanco Y Negro, costola della WEA creata da Geoff Travis boss della Rough Trade. E volevano liberare le radio dalla merda che si sentiva ogni giorno. Presuntuosi? Si. E consapevoli di esserlo. Gran sconvoltoni sul palco, in studio con John i The Jesus And Mary Chain si sono comportati come tante educande: niente alcol, niente droghe, solo tè e Wimpy Burger per raccontare storie di messed up boys e Cindy facili.

Ci sentivamo tanti Phil Spector in erba, Jim Reid dixit. Il risultato li avrebbe portati lontano. Ascoltando “Taste The Floor” o “In A Hole” tante band hanno iniziato a prendere appunti, a cercar di capire come cavolo si faceva a creare quel sound, a dare quel taglio così particolare alle chitarre che era aggressivo, melodico ma non completamente pop. “Era solo caos. E’ venuto fuori da solo. Volevamo che le chitarre fossero il più fuori possibile, il suono più incasinato, più distorto che ci fosse” ha detto Jim Reid. Distorto si, ma sempre con armonia ed è questo strano matrimonio ad avere fatto la fortuna dei The Jesus And Mary Chain. Se non avesse funzionato, Jim Reid aveva in programma di andarsene a lavorare in un kibbutz. Non ci è mai andato. Negli anni ottanta i The Jesus And Mary Chain erano considerati dei poser, li prendevano in giro. Alla fine, l’hanno avuta vinta i fratelli Reid. “Psychocandy” oggi è uno di quegli album che si ascoltano pensando chissà  cosa sarebbe successo se “… qualcuno non avesse assaggiato la caramella. Chissà  quante cose non sarebbero accadute.

The Jesus And Mary Chain – Psychocandy
Data di pubblicazione: 18 novembre 1985
Registrato: Marzo ““ Maggio 1985 ai Southern Studios, Wood Green, Londra
Tracce: 14
Lunghezza: 38:55
Etichetta: Blanco Y Negro
Produttori: John Loder

Tracklist:
1. Just Like Honey
2.The Living End
3. Taste The Floor
4. The Hardest Walk
5. Cut Dead
6. In A Hole
7. Taste Of Cindy
8. Never Understand
9. Inside Me
10. Sowing Seeds
11. My Little Underground
12. You Trip Me Up
13. Something’s Wrong
14. It’s So Hard

Ascolta per intero “Psychocandy”: