La fantasia e la creatività , a volte, possono nutrirsi di stimoli, elementi, idee e persino narrazioni che hanno un’origine puramente virtuale, alimentate da quella che è, a tutti gli effetti, una condizione di blocco, di chiusura e di estremo disagio. è evidente, però, che questa espansione digitale della propria inventiva ed estrosità  richiede non solo un’ottima conoscenza delle tecnologie messe a disposizione dalla rete, ma anche un approccio “virtuoso” ““ oltre che “virtuale” ““ a quel mondo potente ed invisibile, altrimenti vi è il concreto rischio di restare stritolati negli ingranaggi meccanici ben rappresentati e raffigurati nel video di “Incarceration“.

è possibile, infatti, che la rete si trasformi in una sorta di amplificatore d’odio, creando ad arte a notizie false, che, a loro volta, possono spingere verso comportamenti violenti e discriminatori anche nel mondo reale. Vi è, inoltre, il rischio concreto di alienarsi completamente dai propri simili e dall’ambiente circostanze, sovrapponendo e confondendo quella dimensione digitale ““ che deve restare comunque lo specchio di una situazione d’emergenza sociale ““ con la propria vita e finendo, di conseguenza, in una spirale auto-distruttiva di solitudine che annienta prima la nostra psiche e poi anche il nostro corpo.

Questo duplice rischio è sempre in agguato, la rete è un territorio minato nel quale, per muoversi più facilmente, c’è bisogno di positività  ed empatia; la musica può essere, senza alcun dubbio, il mezzo con cui relazionarsi in modo costruttivo, essendo per sua stessa natura basata sulla condivisione, sull’accettazione dell’altro, sull’unione dei singoli sforzi nel nome di un progetto comune. Ecco, dunque, che la chiusura forzata che ispira la band greca diventa una crepa di creatività  destinata ad ampliarsi sempre di più, permettendoci di superare il senso di oppressione, le ansie e le insicurezze circa il nostro futuro, nonchè la paura di soccombere che pervadono le nostre vite e che, di conseguenza, si avvertono anche nel loro nuovo disco, “Chapter I: Inspiration“.

Ma la negatività  viene sminuzzata e resa elemento aggregante. Il senso di claustrofobia e la pressione diventano, infatti, trame sonore accattivanti e coinvolgenti intrise di passaggi synth-pop e post-punk. I bassi pulsanti, le ritmiche oscure e sensuali dei sintetizzatori, il desiderio di aprire le porte chiuse del proprio inconscio e dare libero sfogo alla voglia di sperimentare, di conoscere sè stesso, di trovare nuovi suoni, più o meno strutturati, più o meno minimali, senza alcun timore nel rimanere chiuso in casa, nell’ascoltare la voce fragile dei propri pensieri e scavare tra le pieghe più grigie e crepuscolari della propria mente, danno vita ad un processo costruttivo ““ virtuoso e virtuale ““ che ci porta aldilà  dei meccanismi di odio gratuito e solitudine distruttiva celati nella rete, permettendoci di aprirci agli altri e metter a fattor comune le nostre esperienze e la nostra creatività .