I Cabaret Voltaire, nonostante oggi siano praticamente impersonificati nella figura unica di Richard H. Kirk, sono uno dei progetti artistici e musicali che più riesce a dare una visione concreta, cruda ed efficace dei tempi che stiamo vivendo. Tutto ciò che era racchiuso nel soffio oscuro, funesto e ritmicamente incisivo delle loro sonorità  industriali ed elettroniche pare essersi, spaventosamente, verificato: il sovraccarico di false informazioni ha mandato in corto-circuito il sistema; gli sciacalli banchettano con quella che, un tempo, era la nostra libertà  ed il vero potere in un mondo ““ in cui è nuovamente normale parlare di coprifuoco, sorveglianza, divieti personali ““ è quello della conoscenza.

Conoscenza contro cui si scagliano le èlite politiche di stampo medievale che governano l’Italia ed il globo intero, le quali, ovviamente, basano la loro forza sull’ignoranza, sul caos e sul disordine; il micidiale trittico da cui si generano le nostre peggiori paure ed i nostri peggiori orrori. La disumanità  che ci circonda è l’obiettivo contro cui si dirigono le trame musicali di “Shadow Of Fear“: i suoni claustrofobici, le linee verbali cupe, la tagliente batteria elettronica, le vibranti atmosfere techno-house, i synth acidi e psichedelici, hanno l’obiettivo di scuotere le persone spingendole ad uscire dal buio tunnel di disinformazione ed oscurantismo in cui si sono incamminate.

Ricollocare l’uomo al centro, richiede che l’uomo ritrovi la propria coscienza e la consapevolezza di sè, solo così può raggiungere il livello di conoscenza che gli consentirà  di riprendere il controllo e liberarsi di coloro che stanno saccheggiando le nostre vite, i nostri affetti, la nostra socialità , la nostra creatività  ed il nostro tempo. Sapete chi sono, sapete i loro nomi e vedete le loro facce, quotidianamente ormai, sugli schermi dei vostri pc, delle vostre tv o dei vostri smartphone. Dunque, cosa farete?

Non c’è nulla di malinconico o nostalgico, il passato sarà  sempre il miglior posto in cui dimorare, soprattutto perchè esso ormai non esiste più e ciascuno può dargli la forma e la consistenza che preferisce, ma sarà  sempre e solo il presente a fare la differenza, politicamente, socialmente ed anche musicalmente. Non importa da dove vengano quelle parole, da dove vengano quei pattern o quei loop, l’importante è utilizzarli per evitare che il nostro mondo continui a cadere a pezzi o almeno per sbatterlo in faccia a chi continua a sostenere che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, che abbiamo il miglior stile di vita possibile, che le nostre istituzioni sono le più giuste e le più democratiche e che tutto il resto è solo paranoia, complotto e peggio ancora negazionismo, il più utile dei nemici in questo particolare momento storico dell’umanità .