Quasi tutti quelli che idealizzano e celebrano John Lennon, in realtà , se oggi fosse ancora vivo, lo avrebbero detestato, perchè non avrebbero mai accettato, di buon grado, le rinunce, i bocconi amari ed i sacrifici che il suo messaggio politico avrebbe imposto al loro modo di vivere e relazionarsi con gli altri.

Molto più facile e conveniente servirsi di scorciatoie e di compromessi, soprattutto quando essi garantiscono comodità  e profitti.

Negli anni ci siamo abituati ad ascoltare “Imagine” un po’ ovunque; dapprima radio, televisione, carta stampata e cinema ed ora anche il mondo web, si sono, praticamente, impossessati di questa canzone. Ma si sono attaccati, però, solamente alla sua attraente melodia, al fatto che è cantabile, che è malinconica al punto giusto, ma anche dolce e gentile, tralasciando, completamente, gli ideali radicali del suo testo, voltandosi come spesso accade dall’altra parte e soffermandosi solo su quello che ci fa più comodo, che si riduce a due soli versi “I hope someday you will join us / And the world will be as one“, il cui significato viene totalmente stravolto.

Ma ciò che per John era inclusione e condivisione, in queste rappresentazioni mediatiche, sempre più tecnologiche e roboanti, diventa omologazione e globalizzazione. Il mondo unico è una realtà , siamo tutti accorsi sul medesimo lato, solo che è quello sbagliato: siamo tutti uniti nel servire i medesimi padroni, viviamo tutti le medesime sterili esistenze, ci conformiamo agli stessi modelli consumistici, continuando ad affannarci e morire per per le stesse inutili cose, “Imagine” è diventata il peggior mondo in cui avremmo potuto vivere.

La ferocia, la brutalità  e l’arroganza della narrativa mainstream è tutta in questa banalizzazione; un atteggiamento falso e compiacente che, dietro la sua apparente semplicità , dietro il sorriso dispiaciuto dei tanti fantocci che oggi, tra web, radio, giornali e TV, hanno blaterato di John Lennon, di “Imagine” o di quel terribile 8 Dicembre del 1980, nasconde, in realtà , il suo vero e servile scopo: trasformare quella che potrebbe ancora essere un’idea politica concreta in un sogno romantico ed irrealizzabile, così che, domani, da svegli, saremo pronti ad uscire dai nostri identici ovili e compiere il nostro compito, credendo o fingendo di credere che sia una nostra libera scelta e non il frutto delle nostre convenienze, dei nostri compromessi, delle nostre insicurezze e delle nostre paure.

Photo: Eric Koch / Anefo, CC0, via Wikimedia Commons