23 gennaio 2006: una data importante nella storia dell’indie rock britannico di inizio millennio. Nella stessa identica giornata, infatti, furono pubblicati due album di debutto che, seppur non lasciando un’impronta permanente sull’evoluzione del genere, si rivelarono a dir poco fondamentali nel suo successo tra le masse di giovani ascoltatori. Del primo, “Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not” degli Arctic Monkeys, non credo sia necessario dire più di quanto non si sappia già . Un disco capace di infrangere ogni possibile record di vendite in Gran Bretagna, cui inoltre va il merito di aver lanciato alla grandissima la carriera di una band che ““ vi piaccia o meno ““ è riuscita a crescere e mantenere la propria rilevanza nel corso degli anni.

Soffermiamoci invece sull’altro celebre festeggiato del giorno: “Inside In/Inside Out” dei The Kooks. Nelle settimane immediatamente successive all’uscita nei negozi, lo spropositato clamore mediatico che circondava Alex Turner e compagni costrinse l’esordio della band di Luke Pritchard a restare quasi nell’ombra. La conquista dell’agognata fama fu lenta ma inesorabile; il quartetto di Brighton, d’altronde, sembrava essere stato costruito con il proposito stesso di incontrare i gusti più in voga all’epoca.

Diversi i punti di forza su cui poterono fare affidamento: non solo il look impeccabile sfoggiato dai nostri, a metà  strada tra hipster capelloni e modelli di H&M, ma anche la pura proposta musicale, perfettamente in linea con i canoni dell’indie anni 2000. Un mix furbescamente commerciale tra britpop, rock e sonorità  vintage dal quale prese vita – complice lo zampino del produttore Tony Hoffer – un trionfo da un milione e mezzo di copie vendute in patria.

Il lavoro non fu però accolto con particolare entusiasmo da un’ampia fetta della critica: Jenny Eliscu di Rolling Stone riservò ai The Kooks una sonora bocciatura; Marc Hogan di Pitchfork preferì andarci più leggero, limitandosi a definirli in maniera assai generica parenti stretti proprio di quegli Arctic Monkeys che ne avevano adombrato i primi passi. La verità , come al solito, sta – più o meno – nel mezzo.

“Inside In/Inside Out” è tutto fuorchè un capolavoro ““ e su questo non ci piove. Resta comunque impossibile non riconoscere l’estrema piacevolezza di queste quattordici canzoni tanto frizzanti e vivaci che, nonostante i quindici anni ormai sul groppone, continuano a sprizzare energia giovanile da tutti i pori. è un disco che è invecchiato davvero bene, in grado oggi come ieri di divertire l’ascoltatore. Gli episodi più movimentati (“See The World”, “Sofa Song”, “You Don’t Love Me”, “Time Awaits” e “Matchbox”, giusto per citarne alcuni) sono ancora eccitanti, proprio come lo erano nel lontano 2006.

Tra corpose schitarrate indie rock, leggere influenze funk e reggae e una quantità  impressionante di ritornelli pronti a stamparsi in testa troviamo, sparse qua e là , tracce di un’ingenua dolcezza dalle tinte acustiche/folk: “Seaside”, “Ooh La” e la struggente “Got No Love”, non a caso posta in chiusura d’opera. Impossibile infine non spendere qualche parola per i due gioielli pop di “Inside In/Inside Out”, probabilmente i brani più noti e amati dei The Kooks: l’irresistibile “Naive”, con il suo groove accattivante e raffinato, e soprattutto la deliziosa “She Moves In Her Own Way” che, colma di gioia e spensieratezza com’è, riesce a strappare un sorriso anche in questi tempi così oscuri e deprimenti.

Data di pubblicazione:  23 gennaio 2006
Tracce: 14
Lunghezza: 40:51
Etichetta: Virgin
Produttore: Tony Hoffer

Tracklist:
1. Seaside
2. See The World
3. Sofa Song
4. Eddie’s Gun
5. Ooh La
6. You Don’t Love Me
7. She Moves In Her Own Way
8. Matchbox
9. Naive
10. I Want You
11. If Only
12. Jackie Big Tits
13. Time Awaits
14. Got No Love