Avevamo già  parlato del giovane Cosmo Pyke nella nostra rubrica annuale che raccoglie 20 nomi, tra volti noti ed emergenti, da tenere d’occhio.

Cosmo è un giovanissimo polistrumentista, viene da South London ed ha esordito nel 2016 con il singolo “Social Sites”, seguito un anno dopo dalla più nota “Chronic Sunshine” (che vanta poco più di 30 milioni di streaming su Spotify).
Nel 2017 arriva il primo EP “Just Cosmo”, di cui consiglio di recuperare la splendida suite “Great Dane”, brano della durata di 7:58 minuti che servirà  ad immergervi nel mood dell’artista.

Il quotidiano The Guardian ha definito lo stile di Cosmo Pyke come una strana miscela di jazz, 2-Tone, Tyler The Creator e, in qualche modo, i The Kooks. Insomma, una sorta di meltin pot di influenze musicali tenute insieme da una particolare estetica jazzy dal restrogusto esotico e da un’attitude giovane ma al contempo fortemente legata alle origini.

Ma passiamo all’ultima uscita dell’artista londinese: “A Piper For Janet”.
è un EP breve, composto da appena 4 brani e rilasciato dalla neonata etichetta discografica “Pykrete Records, fondata e gestita dall’artista stesso.
Una piccola curiosità : il nome della label rappresenta un omaggio al trisavolo di Cosmo, tale Geoffrey Pyke il quale, durante la Prima Guerra Mondiale creò un prototipo di portaerei fatta di ghiaccio e segatura (!!) in grado di galleggiare, il cui nome era proprio Pykrete.

Musicalmente, questo nuovo prodotto non si dicosta dalla scia tracciata ormai quattro anni fa. Ci troviamo davanti un conglomerato di suoni, di strumenti (chitarre acustiche ed elettriche, suonate dallo stesso Cosmo, percussioni, tastiere, bassi, fiati, violini, synth), e da cambi repentini di tempo che sembrano aver attinto in qualche modo dalla migliore scuola progressive.
Tutti i brani sono un divenire, un fluire di melodie colorate che va scoperto minuto dopo minuto, con colpi di scena pronti a stupire l’ascoltatore.

Menzione speciale alla prima traccia, che da il nome all’album, e a quella che lo chiude: “Seasick”. Sono entrambe emblematiche del concetto di cui parlavo, ossia della sensazione di costruzione continua e di continuo divenire che ci avvolge quando siamo all’ascolto.
In alcuni casi, è doveroso ammetterlo, la complessa dinamica dei brani e la loro assenza di linearità  potrebbe tramutarsi in un punto debole per l’esperienza di ascolto nel suo complesso. Non è musica di sottofondo, parlando un po’ come si mangia.
Per questo, il mio consiglio è quello di lasciarli sedimentare per poterli assaporare un po’ alla volta.

Nonostante queste mini remore sono sicura che, se siete appassionati di soul, funk e di melodie jazzate, vi innamorerete di Cosmo Pyke come me ne sono innamorata io.
Trovo che questo nuovo EP, soprattutto in un periodo così pieno di restrizioni, in cui è facilissimo concentrarsi solo sulle brutte notizie, sia un regalo, una benedizione.
Ascoltatelo se cercate, alla fine di una giornata pesante, una bella scarica di endorfine sottoforma di musica.