I componenti dei Django Django si sono incontrati al College Of Art di Edimburgo, ma la band si è formata solamente nel 2009 a Londra. Da allora la band art-rock inglese ha ottenuto sempre maggiore successo pubblicando, via Beacause Music, ben tre album, “Django Django” (2012), “Born Under Saturn” (2015) e “Marble Skies” (2018). Il loro nuovo LP, “Glowing In The Dark” uscirà  a breve (venerdì 12 febbraio) e noi di Indieforbunnies.com pochi giorni fa ne abbiamo approfittato per intervistare via Zoom il gentilissimo bassista Jimmy Dixon per farci raccontare qualche dettaglio in più. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Jimmy, come stai? Come sta andando la situazione con il Coronavirus nel Regno Unito?
Ciao, è strano, sembra che qui in Inghilterra stiano andando peggio che altrove. In questo momento sembra che si vada un passo avanti e poi subito dopo due indietro. La luce alla fine del tunnel è ancora lontana, pare essere tornati all’inizio. Come sta andando da voi in Italia?

Non siamo messi così male come la Gran Bretagna in questo momento, ma credo che la fine di tutto questo sia ancora lontana. Speriamo che le cose possano tornare alla normalità  dopo la fine dell’estate.
Per quanto riguarda la musica, noi speriamo di tornare a suonare dal vivo verso la fine dell’anno, ma chi lo sa?

Sì, è molto difficile fare delle previsioni in questo momento.
Avremmo voluto realizzare questo album lo scorso anno, ma poi lo abbiamo spostato a febbraio. Avremmo anche dovuto fare alcuni concerti sempre in febbraio, ma poi abbiamo dovuto cambiare i nostri programmi appena prima di Natale.

E’ difficile realizzare un disco in un momento così duro come questo?
Penso che sia strano. Non lo so, credo che siamo tutti sulla stessa barca. Nessuno sa se sia una buona idea o se sia qualcosa di dannoso pubblicare un disco durante la pandemia. Normalmente andiamo in tour per un anno o un anno e mezzo e prima proviamo per tre mesi. Ora è diverso. Credo che continueremo a scrivere e che tenteremo di realizzare nuova musica prima di andare ancora in tour.

Avete qualche aspettativa dal vostro nuovo album in questo momento?
Veramente no, non in questo momento di piena pandemia, ma è comunque sempre difficile capire come un album sarà  ricevuto dai tuoi fan. Per ora la risposta ai singoli è stata molto positiva. Abbiamo dei fan fedeli, persone che amano i nostri dischi e che amano comprare la nostra musica. Devi gestire le tue aspettative. Fino a che le persone saranno soddisfatte dei singoli e degli album, ciò significa che potremo andare in tour per un altro anno e mezzo e guadagnare abbastanza soldi per poter fare un altro disco.

La press-release dice che “Glowing In The Dark” parla della fuga dalla disperazione, dalle costrizioni, dalla vita delle piccole città  e anche dalla Terra: che cosa significa tutto questo?
Abbiamo finito di scrivere il nostro disco appena prima che la pandemia avesse inizio. Credo che la maggior parte delle canzoni sia stata scritta in un periodo instabile e snervante con il populismo che cresceva negli Stati Uniti, in Europa e nel Regno Unito. Poi c’erano i problemi con la Brexit e quelli con il cambiamento climatico. Credo che alcune canzoni del disco parlino in modo letterale di lasciare fisicamente il pianeta e scappare via. E’ un tema che ricorre molto spesso nella nostra musica. Credo che qualsiasi forma d’arte parli di fuggire dalla tua situazione attuale, ma penso che quello che è accaduto negli ultimi tre o quattro anni sia veramente intenso. “Glowing In The Dark” è un album che abbiamo fatto mentre cercavamo di fuggire da tutto ciò.

Questi ultimi anni sono stati molto difficili e non solo a causa di Trump.
Ho avuto dei bambini circa quattro anni fa e credo che il mondo ora sia più pericoloso. Guardando indietro credo che gli ultimi quattro anni siano stati davvero folli, con Trump e tutto il resto che è successo in Europa e nel Regno Unito. Spero che le cose si possano sistemare, ma chi lo sa?

Credo che ognuno nel suo piccolo debba fare qualcosa per cercare di cambiare il mondo, altrimenti la situazione sarà  sempre peggiore.
Sì, esattamente. Sembra che le cose stiano accelerando. Credo che molte delle canzoni del disco siano uscite a causa di ciò che sta succedendo.

Ho letto che non abitate più tutti vicini: quanto è cambiato il vostro processo creativo a causa di ciò?
Abbiamo ancora una studio a Londra in cui registriamo tutto il nostro materiale, ma io ora abito a Margate, che è a circa due ore da Londra, mentre Tommy (Grace, synth) si è trasferito in Scozia circa cinque anni fa. E’ cambiato il modo di scrivere e registrare musica rispetto a quando eravamo tutti insieme. Noi abbiamo sempre scritto la nostra musica indipendentemente a casa e poi la portiamo in studio e abbiamo fatto la stessa cosa anche per questo nuovo album, ma credo che, quando siamo insieme, facciamo uno sforzo per cercare di fare le cose più velocemente. Siamo andati in studio per un certo periodo di tempo e ci siamo lanciati una sfida di scrivere una canzone al giorno e volevamo che quella canzone fosse terminata alla fine della giornata. E’ stata una cosa salutare per noi avere una routine in cui ci trovassimo a nostro agio. Questa cosa ci ha davvero aiutato molto, le canzoni sono diventate molto più giocose, energiche e credo che suonino più live. Sapevamo che il tempo che avevamo a disposizione era limitato.

Sai che vi ho visti live per la prima volta nel 2013, quando eravate gli headliner del NME Awards Tour, in cui suonavano anche Palma Violets, Peace e Miles Kane? Se non ricordo male fu a Bornemouth.
Sì, mi ricordo del tour. Credo che fossimo in una specie di grande cinema. E’ stato un tour strano. C’erano tanti gruppi di persone ognuno dei quali voleva vedere una band differente. Mi ricordo che ci siamo divertiti parecchio.

Posso chiederti della vostra collaborazione con Charlotte Gainsbourg per il vostro brano “Waking Up”? Che cosa ha aggiunto alla vostra canzone? Come è nata questa collaborazione?
Dopo aver scritto questa canzone, io e Vincent Neff (vocals, chitarra) abbiamo aggiunto le voci a questo brano, le nostre non sembravano adatte per questa traccia che parla di mettersi in viaggio e scappare. Abbiamo pensato che ci volesse una voce femminile. Credo che Charlotte Gainsbourg sia entrata in questo disco perchè la nostra label, la Because Music, è francese come lei. Eravamo molto contenti, ma non pensavamo se lei sarebbe stata disposta a lavorare insieme a noi. Il capo della nostra etichetta ha parlato con lei e Charlotte ha cantato insieme a noi. Abbiamo finito la canzone e poi Vincent è andato a Parigi e hanno passato un paio di giorni in studio, registrando insieme i vocals. Siamo dei grandi fan di Charlotte e credo che, per le dinamiche della canzone, fosse molto importante avere una voce femminile. Credo che i suoi vocals abbiano reso la nostra canzone migliore.

C’è una canzone che mi piace particolarmente sul vostro nuovo album, “The World Will Turn”: sebbene sia molto corta ““ circa due minuti ““ per me è molto bella e suggestiva e, all’inizio, mi ha ricordato i Fleet Foxes. Pensi che tra le vostre influenze per il nuovo album ce ne siano anche alcune folk?
Penso di sì. Mi piacciono moltissimo i Fleet Foxes. Li ho visti in un festival a San Francisco. Loro suonavano un paio d’ore dopo di noi. Hanno delle voci e delle armonie fantastiche e il loro primo disco era incredibile. “The World Will Turn” è una canzone che ho scritto io e credo che in quel periodo stessi ascoltando molto spesso Bert Jansch e musica folk acustica degli anni ’60 e ’70. Credo di aver portato questo genere di musica in studio. L’ho scritta con la chitarra acustica. Penso che fosse giusto inserirla a metà  dell’album, rallenta il ritmo. Credo che funzioni bene dove è stata messa. Canto e suono e non ci sono sovraincisioni o altro. Forse sembra non rifinita, ma credo che dovesse essere così, visto il tipo di canzone che è.

Siete insieme da oltre dieci anni (forse dodici). Cosa ne pensate al riguardo?
Ci stavo pensando proprio l’altro giorno. Io sono entrato nella band circa un paio di anni prima dell’uscita del nostro primo album, mentre David (Maclean, batteria) e Vincent erano già  nel gruppo tre anni prima della release del disco. Quando riguardiamo la musica che abbiamo pubblicato finora ““ quindi quattro dischi ““ capiamo che è passato parecchio tempo. Credo che dobbiamo ritenerci fortunati di poter andare avanti a fare musica: siamo riusciti a mettere via un po’ di soldi e farci una carriera, mentre molte band non hanno l’opportunità  di realizzare quattro dischi. Sì, siamo davvero fortunati a poter fare ciò. Abbiamo un’ottima label. Possiamo andare avanti. Per me, David, Vincent e Tommy essere nei Django Django è ormai diventato una parte importante delle nostre vite.

Secondo la tua opinione quali sono stati i principali cambiamenti per questo vostro nuovo disco?
Penso che volessimo riportare la giocosità  all’interno del nostro album. Credo che l’avessimo un po’ persa dopo i primi dischi. Eravamo più concentrati nel songwriting, nelle strutture delle canzoni e nei dettagli di ogni traccia. Spendevamo molto tempo per produrre le nostre canzoni. Questa volta abbiamo cercato di riportare un senso di giocosità  all’interno del disco e delle canzoni. Anche live ci siamo abituati a non suonare insieme fino a quando il disco non era finito. Ci siedevamo e suonavamo le nostre parti e non ci ritrovavamo a suonare insieme fino a quando non dovevamo andare in tour. Questa volta ci siamo chiusi in studio e abbiamo suonato tanto, senza guardare troppo ai dettagli delle canzoni. Credo che cercare di scrivere una canzone al giorno ci abbia aiutato molto. Credo che cinque o sei brani di questa sessione siano finite sul nostro nuovo disco. Abbiamo cercato di riportare la giocosità  nel nostro songwriting e spero che questo si possa trasferire nel disco.

Un’ultima domanda: per favore puoi scegliere una vostra canzone, vecchia o nuova, da usare come soundtrack di questa nostra intervista?
Credo che sceglierò “Waking Up”. E’ stata una canzone molto bella da registrare. E’ una bella collaborazione.

Grazie infinite Jimmy. Spero di vedervi presto, magari qui in Italia il prossimo anno.
Spero di sì. Quando andremo in tour in Europa speriamo proprio di tornare anche in Italia. Credo che abbiamo suonato da voi solo due o tre volte, ma sono sempre stati dei bei concerti. Abbiamo sempre suonato in piccoli club, ma la gente era veramente contenta di vederci. Spero davvero che torneremo presto da voi.

Photo Credit: Fiona Garden