è sempre bello celebrare i compleanni dei grandi classici del rock, ovvero gli album con i quali tutti noi o quasi siamo cresciuti. Cedere alla nostalgia, soprattutto in tempi come questi in cui il presente è oggettivamente un incubo e il futuro non sembra promettere assolutamente nulla di buono, non è poi una cosa tanto disdicevole. E allora perchè non alzare il tiro, dedicando un ricordo affettuoso anche ai bei dischi del passato ingiustamente dimenticati? “Lo Flux Tube” degli OLD, tanto per fare un esempio.

Questa geniale follia, a metà  strada tra la goliardica depravazione del grindcore e la violenza artificiale dell’industrial metal, avrebbe meritato qualche attenzione in più già  all’epoca della sua uscita. E invece niente: la band di James Plotkin (chitarre, programming) e Alan Dubin (voce) è sempre rimasta un fenomeno di nicchia ““ per quanto abbastanza influente per i cultori delle sonorità  estreme ““ e, dopo il suo scioglimento nel 1995, è caduta nell’oblio.

La loro eredità  artistica è racchiusa in quattro lavori originali, sperimentali ed eclettici in misure e modi diversi. Il fresco trentenne “Lo Flux Tube”, a giudizio della stragrande maggioranza di appassionati e critici, rappresenta la punta di diamante dell’esigua discografia degli OLD. è con questi quarantacinque minuti di musica delirante e caotica ““ quando non di pura cacofonia ““ che il percorso multi-stilistico intrapreso dal duo Plotkin/Dubin infine arrivò alla completa maturazione.

Nove tracce che, se avessero le fattezze di un essere vivente, avrebbero molto probabilmente il volto orripilante della creatura disegnata sulla bruttissima copertina: gli occhi fuori dalle orbite, la lingua biforcuta, la pelle resa verde dalla secrezioni purulente e i denti aguzzi. Un mostro dall’aspetto malaticcio ma incredibilmente potente: proprio come le telluriche percussioni digitali/tribali che aprono “Outlive”, il devastante primo brano cui spetta il non facile compito di scaraventarci nel terrore.

Un avvio al fulmicotone che rende subito chiare le intenzioni degli OLD di “Lo Flux Tube”: travolgere ““ e sconvolgere ““ gli ascoltatori con un micidiale e innovativo mix a base di grindcore, industrial, noise e death metal. Non si fanno prigionieri: la chitarra di James Plotkin apre squarci di dissonanze (tante) e melodie (poche, ma ci sono), seguendo i nobili esempi di Justin Broadrick e Geordie Walker; la voce di Alan Dubin, che urla come un maiale in preda alla disperazione, perfora i timpani quasi volesse farli sanguinare; il basso di Jason Everman (ex Nirvana e Soundgarden) costruisce trame ritmiche fittissime e straordinariamente dinamiche, potendo fare affidamento sulla martellante drum machine che fa da spina dorsale all’intera opera.

Tutti elementi che hanno contribuito a trasformare “Lo Flux Tube” in un viaggio lisergico nelle menti di un gruppo di brillanti psicopatici che trent’anni fa, fottendosene altamente delle tendenze musicali in voga, decisero di dar vita a un indefinibile sound tanto spaventoso quanto compatto, non privo di influenze colte. I collage sonori nonsense di “Disassemble”, il miscuglio di thrash, funk e drone sul quale prospera la maestosa “Z.U.”, le influenze elettroniche di “Citient Null” e il folle esperimento jazz della deragliante title track (con il sassofono di John Zorn) sono prove tangibili del fatto che, quando c’è il talento, anche la tortura può tramutarsi in arte. Disumani sì, ma con gusto.

Data di pubblicazione: 20 febbraio 1991
Tracce: 9
Lunghezza: 45:11
Etichetta: Earache
Produttori: James Plotkin, Steve Sisco

Tracklist:
1. Outlive
2. Disconnect Self
3. Citient Null
4. Lo Flux Tube
5. Vein Water
6. Marzuraan
7. Disassemble
8. Z.U.
9. Outlive Again – Ganglehea Mix