Di Filippo Pasqui

Lo scorso 16 febbraio è uscito per UMA Records l’EP “Jo, Kid, Ipa, Role” di Ponee.
Rileggere la frase in maniera veloce fa pensare ad uno scioglilingua ma in realtà  è tutto vero, signore e signori. Ponee esiste.
Chiamato anche Antonio Schiano ma solo dagli amici, Ponee è un progettino urban rap trap hip pop graffiti pop (e un sacco di altra roba a cui non so dare un nome) nato lo scorso anno e quello che sta germogliando è un concentrato di cattiveria che può indurre in tentazione e che non ci libera assolutamente dal male: anzi, lo rafforza senza ombra di dubbio.

L’EP “Jo, Kid, Ipa, Role” si apre con “Ginsberg”, un brano incazzato per le opportunità  perse a causa del lockdown e della devastazione interiore dovuta ai burnout di una vita di solo smart working, che esplode ancora di più quando Ponee cita la disgrazia delle disgrazie, quella che ha colpito tutti indistintamente in maniera tragica: i bar chiusi. Una traccia attuale, che incanala le frustrazioni di tutti i giovani arrapati e che hanno voglia di fare cose e vedere gente.
Poi si passa a “Scocciatura”, che inizia con degli accordi e un pathos che non so perchè ricordano un bel po’ “Take Me to Church” di Hozier. Il brano si evolve e si articola come un manifesto che incita alla lotta di classe, che poi si ricollega al tema di Ginsberg: una voglia irrefrenabile di scappare dalle quattro mura di casa e lottare contro il vuoto interiore. “Magritte” è la terza traccia. Forse la più apprezzabile agli occhi dei più raffinati in quanto è colma di riferimenti artistici, dal dadaismo al Guggenheim e Magritte stesso, anche se poi nel ritornello si ritorna sempre al tema incazzato di “fare un mezzo macello”.

Poi è il turno di Wanna Marchi, quarto brano, in cui Ponee si incazza di nuovo ““ ormai non è una novità  ““ stavolta con la chiusura dei kebabbari e con la necessità  di “andare a fare in culo” con in corpo del rosè.
Conclusione in bellezza con “Benny Hill”, unico singolo uscito prima dell’EP, che si identifica come il brano meno tumultuoso rispetto ai precedenti ma forse quello più critico, in cui viene sottolineata la necessità  di intrattenere coloro che intrattengono, ovvero gli artisti. Viene appunto citato Benny Hill, comico inglese morto sulla sua poltrona per una trombosi mentre guardava la televisione.

Con un cantautorato che ricorda Dutch Nazari sboccato, See Maw, un Frah Quintale cattivo, e mettiamoci pure gli inglesi Easy Life e una vagonata di influenza proveniente dal lo-fi americano, Ponee si pone (gioco di parola fatto di proposito, pensate quanto sono messo male) al centro di un genere musicale che ancora deve essere inventato in Italia. Questo per sottolineare quanto è strana la sua arte, ma non per certo poco interessante: l’EP è un esempio lampante. Una valvola di sfogo per un periodo che ha colpito l’essenza di molti e Ponee ha fatto in modo di sfogarsi in maniera terapeutica in questo. Non è stato l’unico a reagire così ed è per questo che può ispirare tutte quelle persone che condividono lo stesso mood.