La sete di musica è assai difficile da placare, vale sia per gli appassionati fruitori che, forse a maggior ragione, per chi della propria arte ne ha impregnata l’esistenza.

Paolo Benvegnù appartiene a quella specie di cantautori che non ha mai cercato facili scorciatoie, nè traiettorie in discesa per trasmetterci le sue opere, facendole giungere intatte nella loro bellezza.

E’ sempre stato così, sin dai tempi in cui imbracciava la sua splendida chitarra, mettendo parole e suoni al servizio dei magici Scisma, ma il tutto si è amplificato poi nel suo percorso da solista, con album sempre significativi, dove i pregevoli spunti sono la regola, non l’eccezione.

Lo avevamo lasciato giusto un anno fa e poco più all’altezza di un disco, l’ennesimo, dove l’accostamento con la parola capolavoro non strideva affatto: “Dell’odio e dell’innocenza”, giunto veramente a un passo dall’aggiudicarsi la Targa Tenco come migliore album dell’edizione scorsa, rafforzava l’idea che Benvegnù sia indiscutibilmente uno dei talenti più fulgidi della nostra epoca.

In tempo di pandemia, che tra un’ondata e l’altra non ne vuol sapere di concederci respiro, una boccata d’ossigeno ci arriva da questo nuovo lavoro, intitolato “Delle inutili premonizioni vol.1”; una volta lo avremmo definito unplugged ma la sostanza poco cambia, si tratta di un disco interamente acustico, registrato dal vivo dall’autore e da Lorenzo Buzzigoli al GRS Recordings Studio di Firenze, e quindi mixato e masterizzato al White Sound di Firenze da Tommaso Bianchi e lo stesso Buzzigoli.

In un solo giorno il buon Paolo ha riproposto canzoni note e altre meno del suo repertorio, scandagliando in maniera equilibrata ogni periodo della sua carriera.

Si va così dal gradito ripescaggio dell’iniziale “In dissolvenza”, già  presente in un precedente live (“Dissolution”, pubblicato nel 2010) e qui resa più fluida ed eterea alla dolce ballata “Cerchi nell’acqua”, uno dei suoi singoli più amati di sempre; dalla profonda “Il sentimento delle cose”, anch’essa tratta dal suo album d’esordio, alla romantica “Nelle stelle”, contenuta invece nel suo ultimo lavoro, il già  citato “Dell’odio e dell’innocenza”.

E poi ancora le splendide “Avanzate, ascoltate”, che pure in una versione così scarna mantiene inalterata la sua carica spirituale, l’onirica “Olovisione in parte terza”, a mio avviso uno dei suoi vertici creativi (che qui invero senza l’arrangiamento originale sembra perdere un po’ di solennità ), fino a “Sempiterni sguardi e primati”, che chiude il disco con i suoi versi intrisi di poesia e schiettezza.

“Delle inutili premonizioni vol.1” aggiunge poco alla discografia di Benvegnù ma ciò non toglie che sia emozionante immaginarlo davanti a noi, intento a suonarci queste canzoni nella loro forma più intima e naturale.

Credit Foto: Antonio Viscido